domenica 17 luglio 2011

Marco Rizzo a Itri per spiegare "Perché essere ancora comunisti"

16/07/11 - L'ex leader dei Comunisti Italiani ha messo in risalto la leaderhip comunista di Stalin


La politica itrana da sempre molto effervescente ed appassionata ai passaggi partitici, ha accolto ieri l’ex leader dei Comunisti italiani oggi responsabile dei Comunisti della Sinistra Popolare, l’onorevole Marco Rizzo. Nell’aula consiliare del comune aurunco, l’ex parlamentare europeo ha affrontato il tema “Perché ancora comunisti”, frutto del pensiero che il politico della sinistra italiana ha riassunto in un volume che sta riscuotendo un discreto successo. “Mai come in questo momento - ha esordito Rizzo, dopo essere stato presentato dal coordinatore itrano Fabio Bianchi - la politica è condizionata al massimo dal potere economico. Il fenomeno non è circoscrivibile soltanto alla realtà italiana, ma coinvolge situazioni che si collocano nell'ambito europeo e mondiale”. Tanti i problemi al centro del calderone secondo l’esponente comunista che non ha atteso troppo per attaccare l’attuale maggioranza di centrodestra definendola come “incapace di prendere la leadership del paese”. Ma le “colpe” dello stato attuale delle cose, secondo l’ex leader dei Comunisti italiani, sono da ricercare anche nella politica comunitaria “che ha fallito il suo scopo di un continente veramente integrato e proiettato verso le classi lavoratrici”. Ma non sono mancate anche frecciate alle forze che si collocano a sinistra: dal Pd a Niki Vendola, da Rifondazione all'IdV. “La nostra ricetta, per risorgere – ha evidenziato - è la riproposta delle idee e dei programmi comunisti che certamente hanno provocato autentici miracoli di rinascita sociale ed economica, specie negli anni del fulgore produttivo registratosi con la leadership di Stalin”. Parole forti, che difficilmente vengono apprezzate dal grande pubblico, ancor più oggi, che in Italia il comunismo appare sepolto. Eppure a Itri, in un comune non di certo “rosso”, queste parole hanno strappato più di qualche applauso.
Simone Nardone