01/07/2011 - Tra di loro i protagonisti dell'inseguimento a Fondi lo scorso aprile
Sono stati arrestati i malviventi, che la notte tra il 23 e il 24 maggio scorso, non fermandosi ad un posto di blocco nella campagne tra Fondi e Lenola speronarono una volante della Polizia ferendo alcuni poliziotti. Sono stati arrestati all’alba di ieri dagli uomini della squadra mobile di Roma nell’ambito di una vasta operazione denominata “Arancia meccanica”, proprio per la serialità, la spregiudicatezza e la violenza dei malviventi. Nove i fermi in totale, tra i quali spiccano anche i tre che avevano dato vita all’inseguimento tra Fondi e Lenola dello scorso maggio. In quell’occasione, gli uomini delle forze dell’ordine erano all’inseguimento della Audi A4 3000 station wagon di colore blu condotta dai membri della banda. Giunti nella campagne fondane sino in località Madonna degli Angeli, al termine di via Ponte Gagliardo, i malviventi non ci avevano pensato su due volte a fuggire pigiando il piede sull'acceleratore. Grazie alla loro potente vettura, infatti, non si fermarono di fronte alla gazzella della polizia che gli aveva sbarrato la strada, bensì l'hanno speronata mandandola a finire in un fosso adiacente. L'auto della polizia ribaltandosi, prese fuoco. Gli agenti riuscirono ad uscire dalla vettura riportando delle ferite. Nove finora i “colpi” accostati alle bande, ma come spiegato dagli inquirenti, potrebbero essere almeno dieci volte di più. Bande spietate, caratterizzate da spregiudicatezza e violenza gratuita, pericolosi e “feroci come il Diavolo” ha spiegato il capo della squadra mobile romana Vittorio Rizzi. Ingente il quantitativo di materiale sequestrato nelle perquisizioni: pistole con munizione e scovolini per la manutenzione, mazze da baseball, limette, punte di trapano, telefoni cellulari con numerose sim, compuret, mirino con visore notturno da applicare alle armi, ricetrasmittenti, limette e spadini, dollari e altre banconote straniere. Sequestrate perfino serrature nuove e casseforti, che i malviventi probabilmente utilizzavano come palestra per allenarsi ai colpi. “Come Totò e Peppino - ha commentato il capo della squadra mobile romana - ma con la ferocia del Diavolo”.
Simone Nardone