Sono passati ormai diversi mesi dallo scorso luglio, ma a
seguito dell’interrogazione del consigliere comunale di opposizione Pietro Di
Mascolo, una questione che in pochi avevano notato quella notte tra il 22 e il
23 luglio scorso è tornata di grande attualità. Per chi non fosse del posto, è
da precisare come la sera del 22 si concludono i festeggiamenti della Madonna
della Civita con il solito spettacolo pirotecnico del “castello infuocato”. Un
evento che segue sempre l’esibizione di un cantante di livello nazionale, nella
serata itrana più affollata di tutto l’anno. In pochi, forse, durante quella
notte estiva del luglio 2011 si erano resi conto che qualcuno aveva deciso di
godersi lo spettacolo dalla balconata dell’ufficio del sindaco, ai piani alti
del comune itrano. La gravità della faccenda è che a quanto dichiarato
dall’esponente dell’Udc e secondo coloro che hanno notato le persone entrare
nella Casa comunale itrana quella sera, non era il primo cittadino Giuseppe De
Santis, né tanto meno un esponente della sua giunta, né un funzionario
comunale. Stando alle voci di piazza, si trattava di sei persone, tra le quali
si celavano esponenti di primo piano di Itri e di Formia. I nomi rimangono un
tabù ma nella piazza del piccolo centro aurunco le voci si rincorrono e la
gente mormora. Il consigliere Di Mascolo, infatti, nella famosa assise civica
nella quale ha posto l’attenzione sulla questione ha chiesto pubblicamente al
primo cittadino come sia possibile che qualcun altro abbia le chiavi del Comune
e dell’ufficio del sindaco potendovi entrare come e quando vuole anche se non
autorizzato. Difficile sapere se De Santis sia stato davvero imbarazzato e
all’oscuro di quanto era accaduto tra la mezzanotte e le 00,30 di quel 23
luglio, ma pare che nei giorni immediatamente successivi lo stesso sindaco
abbia provveduto a far cambiare le serrature del suo ufficio e di altre stanze,
nonché quelle delle porte d’ingresso del Comune. Il mistero sui sei individui,
probabilmente non verrà mai svelato e agli itrani rimarrà sempre il dubbio se
le tesi della piazza siano vere o meno.
Simone Nardone