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martedì 16 gennaio 2024
LA GLORIA SENZA NOME
Mi hanno dato del pazzo, mi hanno detto di non farlo, ma a volte vale la pena morire per qualcosa piuttosto che vivere senza avere diritti. Certo, scomparire nel nulla e fare in modo che nessuno abbia mai conosciuto il mio nome o anche il mio volto è un rammarico che difficilmente i miei amici, parenti, compagni di avventura potranno mai perdonarmi.
Ma quel giorno a Pechino, in piazza Tienanmen, il coraggio prese il posto della paura e la voglia di riscatto, di giustizia era più forte di ogni ordine che era stato dato.
L’assurdità di un regime che preferisce l’ordine alla pluralità e che vede in modo distorto giudicando il dissenso come il male e il pensiero unico come la legge suprema, ha poi permesso che anche chi era su quel carro armato che si fermò dinanzi al mio gracile fisico, facesse la mia stessa triste fine.
Questa è la mia storia, di un giovane cittadino del mondo che non era contro i comunisti, ma contro chiunque non governa per spirito di servizio o per concessione del popolo ma solo per garantire ordine e status quo; in nome di chissà quale folle ideale.
La mia vita finì ben presto dopo quel 4 giugno del 1989.
La rivolta, macchiata con il sangue di tanti come me, diede al mondo l’impressione che quelle bandiere rispecchiassero il colore di quella violenza, in quella piazza che non era mai stata così rossa come in quegli istanti.
Eppure, quel giorno, dimostrai che nessuno può issarsi a prescindere al di sopra di qualcosa. Non cambiai l’ordine degli eventi, ma i miei amici, concittadini e anche il mondo intero capì che anche un corazzato può essere fermato dalla speranza.
Simone Nardone
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