Avvenire - Lazio Sette
Lunedì ci siamo svegliati con il virus nelle nostre
strade. In un mondo globalizzato come quello in cui stiamo vivendo, la costruzione
di un ospedale a tempi di time-laps di Wuhan lo abbiamo visto, uno scatto alla
volta, concretizzarsi nelle nostre città. I media, le chat sul nostro smartphone
e i social che ci bombardano continuamente di informazioni, foto e video,
ricreano costantemente quel clima che fino a qualche settimana fa consideravamo
così lontano. Ed ecco che insieme al virus SARS-CoV-2 (o anche Covid-19)
nelle nostre vite è entrata anche tutta quella paura che coltiviamo nelle
nostre esistenze.
Diciamo che nessuno avrebbe immaginato di vedere persone
scendere ambulanze vestite ermeticamente e con la mascherina sul volto magari
alla strada o alla casa accanto la nostra. Eppure è accaduto e non parliamo del
passato, né di un ipotetico futuro, ma del presente. E nel presente dobbiamo
vivere, con tutti i timori che ci portiamo dietro, con la consapevolezza di
vivere qualcosa di inaspettato, e spesso ingiustificatamente spaventoso.
Diciamo la verità, così come ce l’hanno provata a spiegare gli esperti:
Covid-19 non è uno dei virus peggiori che abbiamo conosciuto negli ultimi anni,
anzi. La stragrande maggioranza di coloro che lo contraggono guariscono nel
giro di pochi giorni come se fosse un raffreddore intenso o un’influenza
stagionale.
Ma a fare notizia, purtroppo, sono i casi gravi, le polmoniti e i
decessi. Si parla molto di numeri e di misure di contenimento che spesso non
ascoltiamo le rassicurazioni di istituzioni ed esperti. Ma non per questo
dobbiamo farci spaventare. Non possiamo – e non vogliamo – parlare delle statistiche
del nostro territorio, anche perché sono in continua evoluzione. Non abbiamo
neppure la possibilità di parlarvi delle persone, che combattono questa
battaglia, spesso tra situazioni sanitarie già complesse. Non possiamo anche se
vorremmo. Perché se è vero che da una parte questo virus ci sta riportando un
po’ all’essenziale, a ricordarci ciò che conta nella vita e della vita,
dall’altra ci fa quasi dimenticare il senso dell’umano, che in quanto cittadini
– e credenti – non dovremmo mai perdere di vista.
Un senso che non possiamo dimenticare
solo perché non possiamo abbracciare un amico o perché non possiamo svolgere la
nostra vita come l’avremmo immaginata qualche tempo fa. Semplicemente dovremmo
ricordare che per rispetto di chi l’ha inaspettatamente contratto, o potrebbe
farlo, dobbiamo avere l’accortezza di seguire consigli, indicazioni e
imposizioni per legge come se fossero delle regole di buon comportamento. Per
questo non possiamo dimenticare di “lavare spesso le mani”, oppure di “chiamare
i numeri per le emergenze, ma non recarsi presso gli ospedali”. Perché tutto
questo che oggi sembra avvolgerci e stravolgerci, un giorno – probabilmente non
molto lontano – sarà finito, e non avremo la possibilità di chiedere scusa né
agli altri né a noi stessi. Per questo dobbiamo prenderci questo tempo per
guardare a domani senso di responsabilità, ma anche e soprattutto con fiducia.