4 marzo 2017
di Simone Nardone
L’intitolazione di una piazza, o comunque di un luogo pubblico, a personaggi politici, è da sempre momento di divisione e distinguo. Ma quello che si sta vivendo a Lenola ha del paradossale. Sì, perché l’amministrazione comunale a guida del sindaco Andrea Antogiovanni ha disposto con delibera di giunta di modificare la toponomastica di piazza Cavour all’interno del centro storico dedicandola a Pietro Ingrao, scomparso nel 2015.
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La decisione non è stata presa bene dalle opposizioni di centrodestra e da parte di numerosi cittadini lenolesi che vedono la decisione come una forzatura delle competenze dell’amministrazione comunale. Ad onor del vero, quella stessa piazza, è già da tempo ragione di stima e contestazione da parte della popolazione locale per il noto politico di estrazione comunista, considerato da molti uno dei padri della Repubblica ed arrivato a rivestire anche il ruolo di presidente della Camera dei deputati dal 1976 al 1979. Ingrao, proprio in quella piazza Cavour, nella campagna elettorale per le elezioni politiche del 1948, fece uno dei discorsi più accorati e più contestati della propria carriera. Nella stessa piazza, Lenola ha salutato, con il rito civile, la salma del longevo politico italiano.
Detto ciò, seppur da un occhio esterno, tutto appare paradossale. Perché al di là della questione ideologica e di condivisione o meno politica dell’attività di Igrao, rimane il fatto che, con ogni probabilità, “Pietro”, come lo chiamavano quasi tutti in paese, è stato il più illustre lenolese del secolo scorso, nonché l’unico esponente dell’intero sud pontino, ad arrivare all’apice delle istituzioni politiche nazionali, rivestendo la terza carica dello Stato. Ma in un periodo storico in cui coloro che si definiscono meno estremi sullo scacchiere politico vengono definiti “appiattiti” sulle posizioni degli altri, una figura da sempre dirompente, quale è quella di Ingrao, finisce per evidenziare una divergenza politica che spesso vede l’amministrazione comunale di centrosinistra debole di frizioni interne e lavori ai fianchi da parte delle opposizioni. Così capita che un nome come Ingrao, una figura alta, riconosciuta e rispettata anche dai più acerrimi avversari politici, finisce nel mezzo di una divergenza ideologica che non può sussistere. Dunque, che si trovi una soluzione, un modo per creare un confronto e una condivisione. Perché si può obiettare se quella piazza, quel luogo, sia “opportuno” da dedicare allo storico dirigente nazionale del Pci, ma nessuna valida motivazione può impedire al nome di Pietro Ingrao di capeggiare su una targa della toponomastica di Lenola, il paese che gli ha dato i natali e che lui ha amato fino alla fine.A seguito delle proteste per il cambio della toponomastica quest’oggi il sindaco Antogiovanni ha reso noto la lettera inviatagli dai figli di Ingrao. Missiva nella quale si legge espressamente: “Non vorremmo davvero che un momento di ricordo e di omaggio, si trasformasse in qualcosa su cui la popolazione si divide”. Per tale motivo, in un post su Facebook il primo cittadino ha spiegato come nei prossimi giorni l’amministrazione seguirà la strada tracciata dalla famiglia, cercando una condivisione nel merito.