giovedì 14 luglio 2016

Appello al voto consapevole



Estratto da "Verso il Referendum Costituzionale" di Simone Nardone

Per chi non se ne fosse accorto, nel prossimo autunno saremo chiamati alle urne per un referendum Costituzionale. Un ridisegno della Carta sul quale è avvenuta la consueta doppia approvazione in entrambi i rami del Parlamento come previsto dall’articolo 138 della stessa. Il fatto che nel secondo passaggio all’interno di Camera e Senato non si sia raggiunta la maggioranza qualificata dei due terzi, impone che sia il corpo elettorale, il popolo, i cittadini a doversi pronunciare. 

Questo rappresenta il più alto momento di democrazia che i padri costituenti ci hanno tramandato. Un esercizio di democrazia diretta per il cambio della Costituzione che diviene un senso ad alto impatto di responsabilità civica, che a sua volta impone la necessità di recarsi alle urne preparati, consapevoli del ruolo che andiamo ad esercitare.

VOTARE

L’esercizio del voto è un dovere civico, che assume maggiore senso d’importanza se si considera che raramente ci viene chiesto il nostro parere su un singolo provvedimento.

Il voto sulla Costituzione non può diventare un voto di carattere politico. È ovvio che nel merito si scontrino due posizioni di carattere ideologico contrapposte, ma che vanno al di là di simpatie personali, o di carattere partitico. Nel mezzo c’è la nostra Costituzione, la legge di tutte le leggi. E in quanto tale, dobbiamo rispettarla e onorarla, informandoci, studiando il merito e votando consapevolmente.

CONSAPEVOLMENTE 

Consapevolezza deriva da “con-sapere”, operare, prendere decisioni con il sapere. 

La responsabilità che ci impone di prendere una posizione verso il referendum del prossimo autunno, ci invita ad avviare fin d’ora una fase di riflessione civica e non politica. Una fase che porti al sano discernimento, che impone a tutti i cittadini di rileggere la Costituzione com’è e di comprenderla alla luce di come potrebbe diventare. Solo in questo sano e proficuo studio progressivo, ognuno di noi può arrivare a decidere, fuori da schemi, suggestioni e inutili e strumentali tifi da stadio, se la Costituzione deve essere cambiata o se deve rimanere così com’è. 

Che si eviti di farsi tirare per la giacchetta da chi pensa di avere la verità assoluta. La sfortuna in tal caso per qualsiasi schieramento, è che nessuno in politica può assumere tale posizione, salvo il qualche regime autoritario.

Scansate chi accusa che i problemi derivanti del nostro sistema politico e partitico sono tutti da ricercare in ciò che è scritto nella Parte Seconda della Carta. Diffidate, da chi sostiene che una modifica di quella Seconda Parte implica una possibile deriva autoritaria. 

La Costituzione Italiana è una delle pagine della storia del nostro Paese più belle, carica di tradizione e tolleranza. Rimane un capolavoro politico. La fusione di anime e uomini così diversi tra loro che misero al centro del proprio essere, della propria vita e della propria azione politica la Costituzione.

A noi c’è chiesto poco, e ce lo chiedono direttamente quegli uomini e quelle donne. Bisogna semplicemente andare a votare e bisogna farlo in modo consapevole, dopo aver studiato e approfondito. Per far in modo che qualsiasi sia il risultato, la Costituzione continui ad essere quello strumento intriso di storia, diritto e politica, sulla quale tutti ci riconosciamo.