Sempre più spesso siamo abituati a ricorsi post elettorali che portano a sentenze in cui vengono invalidati i risultati delle elezioni. Le decisioni del Tribunale amministrativo portano non ad annullamenti completi del voto ma spesso prevedono un ritorno parziale alle urne, così come avvenuto a Latina.
Era successo qualcosa di simile a Cisterna di Latina nel 2018, ma la vera domanda che in molti si pongono è cosa accade adesso. Effettivamente, siamo nell’epoca in cui neppure il risultato delle urne o una sentenza di un tribunale riescono a dare una stabilità alla macchina amministrativa.
Di certo la sentenza del Tar ha invalidato il risultato in alcune sezioni (ben 22). Questa decisione porta alla conseguenza del parziale ritorno alle urne post estate, nel mese di settembre.
E nel frattempo? Intanto decade sia il consiglio comunale che il sindaco Damiano Coletta. Il prefetto nomina un commissario che si occuperà dell’ordinaria amministrazione e condurrà la città all’elezione bis.
C’è comunque un però. L’Amministrazione Coletta – come spiegato dal sindaco decaduto – potrebbe valutare un eventuale ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar. In quel caso, la situazione potrebbe risolversi in due modi: o il Consiglio di Stato conferma quanto deciso dal Tar portando alle nuove parziali elezioni, oppure potrebbe stravolgere la sentenza lasciando tutto com’è.
La più grande incognita, ovviamente, qualora si torni al voto, è su come si comporteranno i circa 20 mila cittadini richiamati alle urne. Spesso in questi “casi limite”, l’elettorato tende a confermare quanto era avvenuto precedentemente, ma non c’è una regola in tutto ciò. E soprattutto, nel caos di Latina c’è una variabile che fa paura a tutti: la politica.