Damiano Coletta ha deciso: presenterà ricorso al Consiglio di Stato, ma è inutile constatare come in molti – attori politici, liste e partiti – a Latina sembra si siano fatti trovare impreparati alla sentenza del Tar.
Una nuova elezione (seppur parziale) in 22 sezioni su 116 potrebbe cambiare il responso delle urne, eppure, al di là delle dichiarazioni di rito e della voglia di confronto con le altre parti, in pochi sembrano avere davvero l’entusiasmo di ripresentarsi dinanzi al corpo elettorale.
Sarà che la tornata del 2021 nel capoluogo tutto sommato aveva segnato uno stallo degno di un discreto “potere di ricatto” politico che sembrava star bene ai più, riportando a dinamiche quasi da Prima Repubblica.
Ma soprattutto, nell’incredibile e inattesa decisione di rivotare, si sono aperte le coalizioni e ridisegnati gli equilibri politici in seno al consiglio comunale e all’Amministrazione cittadina.
L’apertura “istituzionale” di Forza Italia ha messo in crisi la coalizione di centrodestra che pur perdendo la partita sul sindaco aveva ottenuto la maggioranza in consiglio comunale. Di contro, la compagine più dura e pura di Latina Bene Comune che già si era aperta in modo riluttante al resto del centrosinistra aveva dovuto accettare di governare non da sola ma trovando di volta in volta maggioranze ed equilibri, non sempre semplici.
Il tutto, nella consapevolezza reciproca (delle due coalizioni) che quando qualche obiettivo non poteva essere raggiunto, la “colpa” era sempre addossabile alla controparte politica. Un facile risultato quando le elezioni danno il risultato della cosiddetta “anatra zoppa”.
Ora le cose rischiano di cambiare. Il ritorno al voto potrebbe (anche se appare complicato) cambiare o addirittura ribaltare gli equilibri già precari di questi ultimi mesi. E la domanda che molti si pongono è: siamo sicuri che qualcuno vuole davvero “perdere” il proprio status quo fatto di un “potere di ricatto” politico a fronte dell’incertezza del risultato elettorale?
La risposta l’avremo probabilmente nelle prossime settimane, e altrettanto probabilmente dovremo cercarla nei fatti e non nelle prese di posizione o nelle dichiarazioni politiche. In molti si dicono pronti a tornare alle urne, e forse mai come ora, farebbe bene alla città un voto anticipato e completo.
Ma, al netto di eventuali nuove decisioni di parte del Consiglio di Stato, al momento con l’annullamento della proclamazione degli eletti da parte del Tar, si deve tornare al voto entro 60 giorni in sole 22 sezioni e nel frattempo arriva il commissario, che il Prefetto dovrebbe nominare già nelle prossime ore.