lunedì 13 aprile 2020

Maxi esodo di Pasqua o file per controlli? Le verità sulle code sulla Pontina


Foto Archivio di code stradali
Nel pomeriggio del sabato prima di Pasqua di questa quarantena da Covid-19, sono iniziate a rimbalzare, anche sulle testate nazionali le notizie di code (in alcune case definite anche di chilometri e chilometri) sulla Pontina, una delle principali arterie stradali che escono dalla capitale e che conducono alle mete del turismo rivierasco del Lazio, da Torvajanica a Latina, da Sabaudia al Circeo, passando ovviamente per Terracina, Fondi e arrivando a Sperlonga, Gaeta e Minturno. Ma come sono andate davvero le cose?

“Il Messaggero”, in un articolo 

Parlava dei posti di blocco che di fatto hanno rallentato la circolazione, ma facendo riferimento alla possibilità che molti si recassero presso le seconde case, alludendo al fatto che molti non rispettassero né le norme, né gli appelli delle istituzioni.

Ma la notizia delle code non è stata trattata da tutti allo stesso modo. Alcuni hanno parlato della notizia in sé non alludendo all’ipotesi del possibile esodo, ma addirittura ridimensionando l’ipotesi delle code, come ha fatto il portale h24notizie.com, rifacendosi a quanto riportato anche da Google maps e dalle web cam da Pomezia (https://www.h24notizie.com/2020/04/11/verifiche-week-end-di-pasqua-sulla-pontina-code-per-controlli-uscendo-da-roma/).

Tra ieri e oggi, però, c’è chi addirittura parla di fake news, riportando anche i post di molti personaggi famosi o esponenti politici che, con tanto di video, hanno accusato la possibilità che molti romani potessero prendere e andare verso le loro case al mare nel week-end di Pasqua e mettendo il tutto in controtendenza con i numeri dei controlli.

Basta dare un’occhiata a La Repubblica 


Non per prendere le difese di alcuna testata ed accusare le altre, la verità è che la notizia delle code sulla Pontina c’è stata, come documentata da foto e video poteva tranquillamente essere una notizia da dare. La differenza è data da come si decide di batterla: i controlli dimostrano come molti erano presumibilmente autorizzati a viaggiare per via di una delle motivazioni previste come “urgenti”, vedi ad esempio “lavoro” o “necessità”. Di contro parlare di “bufala” nel titolo può essere fuorviante in egual misura a chi ha avanzato ipotesi senza poterne documentare la portata.

In questo caos, il problema rimane la disinformazione, che va stanata riunendo i puntini in ordine e provando a mettere in chiaro fatti, numeri rassegna, cercando – il più possibile – anche attraverso la rassegna stampa, di arrivare a tracciare la notizia così com’è, non incorrendo in notizie acchiappa clic, o peggio ancora, nell’alimentare malcontento a suon di ipotesi che a volte si traducono in vere e proprie “bufale”.


Inutile dire, o ricordare come il solito epiteto "e... ma chissà in quanti siano andati a pranzare alla propria casa al mare", poco vale in questo clima. O si è a conoscenza di tali spostamenti (e si è complici perché non si denuncia), o ognuno pensi alla propria quarantena e a rispettare le regole e tutti saremo prima fuori da questa tipologia di restrizioni. Fermo restando che i tempi, ormai lo sappiamo sono lunghi, e le abitudini - quelle sì - devono cambiare per un lungo periodo di tempo.