Il mondo cambia ogni
giorno e con esso le opportunità. Persino il mondo dell’editoria cambia, seppur
meno rispetto altri ambiti, ma la tecnologia oggi offre occasioni che fino a
qualche anno fa erano a dir poco impensabili.
Eppure le strade per
pubblicare un libro rimangono fondamentalmente sempre le stesse, fino dai tempi
nei quali i libri sono diventati elementi commerciali e non solo strumenti atti
all’insegnamento. Anzi, se si vuole dire la verità la strada maestra è una e
una soltanto: trovare una casa editrice che decida di rendere uno scritto
qualsiasi un proprio prodotto, spendendosi per la sua vendita.
Oggi, però, in questo tempo
pazzo e in questo Paese così strano, dove pare esistano più scrittori che
lettori, entrare in una casa editrice con una copertura territoriale, che abbia
una storia, e che permetta a uno scrittore di scriverla insieme, è sempre più
difficile. Probabilmente risulterebbe difficile persino a un Manzoni, un po’
meno per qualcuno dei suoi personaggi, ma questa è un'altra storia. Pertanto i
più audaci, giustamente provano la strada delle agenzie letterarie. I perseveranti,
invece, quella dei tornei letterari e dei concorsi. I sognatori puntano sul
crowdfunding, gli ispirati si buttano sulla strada dell’autopubblicazione o del
selfpubblishing.
Molti, se non troppi,
abbandonano le prime due strade frenati da quella devianza del sistema della
cosiddetta editoria a pagamento.
Inutile evidenziare, che bisogna sempre diffidare da proposte economiche con un
segno meno dinanzi. Non si deve mai essere remissivi quando si sta per
pubblicare un libro, perché ci si è speso tempo, investito energie, speranze e
sogni. E le case editrici, come anche le agenzie letterarie, essendo soggetti
che puntano a guadagnare con le opere che rappresentano, se chiedono
preventivamente soldi all’autore vuol dire che non credono nel progetto e
quindi perché spendere soldi in chi non ci sta credendo e dunque non sta investendo
per primo?
Detto ciò, siccome che
si faccia o meno la scelta dell’autopubblicazione, il primo promotore della
propria opera è sempre l’autore, in questa nuova fase dell’editoria, ad ogni
scrittore deve competere un pezzo di casa editrice, o almeno del ruolo che ne compete.
Non si tratta di un sostituirsi – salvo nel caso che qualcuno si faccia editore
di se stesso. In questa consapevolezza bisogna sapere, capire, studiare e
conoscere il mondo di un libro e della propria anima, fino alla sua
pubblicazione e promozione.
Pertanto, una volta
finito un lavoro, prima di prendere il manoscritto e capire come e a chi
inviarlo per trovare la strada della pubblicazione, bisogna:
1- Avviare una
fase di editing, che possibilmente non deve fare un amico o un parente
che “scrive bene” o che “legge tanto”. Se possibile bisogna ingaggiare un
professionista o, almeno servirsi di un correttore di bozze come un insegnante
di italiano. Insomma qualcuno che corregga gli errori, ma anche che sappia
avere un occhio professionale, e perché no, anche di impaginazione
2- Rileggere, rileggere
e rileggere: assicurarsi che tutto abbia un senso. Questo è
assolutamente importante per scrivere un libro che possa un giorno avere una
tiratura importante. Inizio e fine devono essere ben chiari, sia se pensiamo
alla narrativa che alla saggistica. Non si può avere in mano un lavoro
accattivante dalla metà in poi, perché se l’incipit non tira, nessuno andrà
oltre le prime pagine. E nessuno consiglierà quel libro se non ha una fine
consona al resto del lavoro.
3- Immagine prima di tutto. La copertina è il primo biglietto
da visita del proprio lavoro. Anche se non tocca all’autore prepararla, non può
delegarla. Avere una chiara idea di come potrebbe essere, o almeno saper notare
cosa non va è determinante per proporre una copertina accattivante. Una
copertina piatta darà l’immagine di un libro piatto, come anche una scarsa
presenza sul web o una pagina social che non funziona. Saper esprimere e far
emergere il “meglio” del proprio lavoro aumenterà l’interesse e di conseguenza
le vendite.
Tutto ciò è proprio il minimo indispensabile per avere in mano un prodotto da poter commercializzare, al di là di quale strada si scelga per poterlo fare.
Tutto ciò è proprio il minimo indispensabile per avere in mano un prodotto da poter commercializzare, al di là di quale strada si scelga per poterlo fare.