mercoledì 12 settembre 2018

Editoria portami via


Il mondo cambia ogni giorno e con esso le opportunità. Persino il mondo dell’editoria cambia, seppur meno rispetto altri ambiti, ma la tecnologia oggi offre occasioni che fino a qualche anno fa erano a dir poco impensabili.

Eppure le strade per pubblicare un libro rimangono fondamentalmente sempre le stesse, fino dai tempi nei quali i libri sono diventati elementi commerciali e non solo strumenti atti all’insegnamento. Anzi, se si vuole dire la verità la strada maestra è una e una soltanto: trovare una casa editrice che decida di rendere uno scritto qualsiasi un proprio prodotto, spendendosi per la sua vendita.

Oggi, però, in questo tempo pazzo e in questo Paese così strano, dove pare esistano più scrittori che lettori, entrare in una casa editrice con una copertura territoriale, che abbia una storia, e che permetta a uno scrittore di scriverla insieme, è sempre più difficile. Probabilmente risulterebbe difficile persino a un Manzoni, un po’ meno per qualcuno dei suoi personaggi, ma questa è un'altra storia. Pertanto i più audaci, giustamente provano la strada delle agenzie letterarie. I perseveranti, invece, quella dei tornei letterari e dei concorsi. I sognatori puntano sul crowdfunding, gli ispirati si buttano sulla strada dell’autopubblicazione o del selfpubblishing.


Molti, se non troppi, abbandonano le prime due strade frenati da quella devianza del sistema della cosiddetta editoria a pagamento. Inutile evidenziare, che bisogna sempre diffidare da proposte economiche con un segno meno dinanzi. Non si deve mai essere remissivi quando si sta per pubblicare un libro, perché ci si è speso tempo, investito energie, speranze e sogni. E le case editrici, come anche le agenzie letterarie, essendo soggetti che puntano a  guadagnare con le opere che rappresentano, se chiedono preventivamente soldi all’autore vuol dire che non credono nel progetto e quindi perché spendere soldi in chi non ci sta credendo e dunque non sta investendo per primo?

Detto ciò, siccome che si faccia o meno la scelta dell’autopubblicazione, il primo promotore della propria opera è sempre l’autore, in questa nuova fase dell’editoria, ad ogni scrittore deve competere un pezzo di casa editrice, o almeno del ruolo che ne compete. Non si tratta di un sostituirsi – salvo nel caso che qualcuno si faccia editore di se stesso. In questa consapevolezza bisogna sapere, capire, studiare e conoscere il mondo di un libro e della propria anima, fino alla sua pubblicazione e promozione.

Pertanto, una volta finito un lavoro, prima di prendere il manoscritto e capire come e a chi inviarlo per trovare la strada della pubblicazione, bisogna:

1- Avviare una fase di editing, che possibilmente non deve fare un amico o un parente che “scrive bene” o che “legge tanto”. Se possibile bisogna ingaggiare un professionista o, almeno servirsi di un correttore di bozze come un insegnante di italiano. Insomma qualcuno che corregga gli errori, ma anche che sappia avere un occhio professionale, e perché no, anche di impaginazione

2- Rileggere, rileggere e rileggere: assicurarsi che tutto abbia un senso. Questo è assolutamente importante per scrivere un libro che possa un giorno avere una tiratura importante. Inizio e fine devono essere ben chiari, sia se pensiamo alla narrativa che alla saggistica. Non si può avere in mano un lavoro accattivante dalla metà in poi, perché se l’incipit non tira, nessuno andrà oltre le prime pagine. E nessuno consiglierà quel libro se non ha una fine consona al resto del lavoro.

3- Immagine prima di tutto. La copertina è il primo biglietto da visita del proprio lavoro. Anche se non tocca all’autore prepararla, non può delegarla. Avere una chiara idea di come potrebbe essere, o almeno saper notare cosa non va è determinante per proporre una copertina accattivante. Una copertina piatta darà l’immagine di un libro piatto, come anche una scarsa presenza sul web o una pagina social che non funziona. Saper esprimere e far emergere il “meglio” del proprio lavoro aumenterà l’interesse e di conseguenza le vendite.

Tutto ciò è proprio il minimo indispensabile per avere in mano un prodotto da poter commercializzare, al di là di quale strada si scelga per poterlo fare.