1.Chi è l’autore del libro? Raccontaci un po’ di te (non come scrittore), delle tue passioni, dei tuoi sogni…
Simone Nardone è un giornalista pubblicista, ma anche uno che ama misurarsi con le distanze di un’uscita in bicicletta o di una partita a tennis. Uno che preferisce il mare alla montagna e che adora passare le serate dinanzi ad una pinta di birra e della buona compagnia.
2. Cosa significa per te scrivere?
Una delle mie frasi più celebri recita testualmente: Scrivo per dovere, perché è la mia passione.
3. Cosa vuoi raccontare con il tuo libro e quali sono le tue ambizioni?
Non credo che un libro nasca mai per il bisogno di raccontare qualcosa. Prende forma perché hai un’idea che credi sia brillante e pensi che metterla su carta sia la cosa giusta. “Elisir” nasce con la scintilla di mettere insieme, attraverso una trama accattivante, storie, miti e leggende della terra che mi ha dato i natali e dei Comuni del comprensorio. Malgrado ciò non è un lavoro che punta a rimanere circoscritto in una porzione geografica. Ma bisogna leggerlo per capire fino in fondo cosa intendo con ciò. Anche perché chi non è mai stato almeno un pochino intrigato da leggende quali l’elisir di lunga vita?
4. Quanto hai impiegato per la stesura del libro e qual è stato lo scoglio maggiore che ti ha portato via più tempo?
L’idea è nata quasi tre anni fa. Lo studio mi ha impegnato per diversi mesi e nel mentre ho definito i personaggi. La prima stesura completa del volume è durata intorno agli otto mesi, ma poi è stata la volta delle revisioni, delle migliorie e delle infinite letture personali e di amici e parenti per correzioni e giudizi. Un romanzo, rispetto a un saggio, non devi mai stancarti di sistemarlo. Il più grande scoglio? Arriva adesso nel diffonderlo.
5. Come ti sei sentito quando hai capito di aver portato a termine il tuo lavoro?
La soddisfazione che si prova quando chiudi un lavoro di oltre 300 pagine, riunendo in una trama accattivante, tutti i puntini, beh… è qualcosa di entusiasmante. Avrò riletto l’epilogo del volume almeno un centinaio di volte. Ancora adesso, di tanto in tanto lo riprendo in mano e do un’occhiata a quelle ultime 5 pagine. Si tratta di un’emozione difficile da spiegare. Ci si sente come se metti al mondo un pezzettino di te, e gli dici: “Ora vai!”
6. Qual è stata l’emozione più forte, positiva o negativa, che hai vissuto dopo la pubblicazione del libro?
Sempre la stessa. Quando prendi per la prima volta in mano un tuo cartaceo e lo sfogli come se non l’avessi mai visto prima. È un attimo solo, perché appena dopo pensi: “Ce l’ho fatta!”
7. Credi che continuerai a scrivere in futuro?
Qualche anno fa, dopo un periodo difficile, volevo lasciare la professione giornalistica e ho provato a fare altro. Poi sono tornato a scrivere. I libri mi hanno “salvato” e credo di onorare il conto in sospeso che ho con quelle pagine fitte di parole, storie e racconti. Non so se “Elisir” avrà un seguito, in realtà ci sto pensando. Non so neppure se sia il genere che mi riesce meglio scrivere. Credo che presentazioni a parte, adesso mi prenderò un mesetto di riposo, poi vediamo da dove ricominciare.
8. Quali sono i tuoi scrittori preferiti e, in generale, le letture che prediligi?
Leggo di tutto, non sono gli stili o le storie che fanno a prescindere la differenza. Adoro i romanzi di Dan Brown, ma anche qualche titolo di Baricco rientra nella mia top ten. Non disdegno la maggior parte dei classici e mi piace alternare questo a scritture di emergenti e a saggi, principalmente di carattere politico o sociologico.