3 luglio 2017
di Simone Nardone
Giorni politicamente impegnativi per il sindaco di Latina Damiano Coletta, che sabato ha partecipato al raduno di sinistra a Roma del movimento dell’ex primo cittadino di Milano Giuliano Pisapia che sta provando a rimettere “Insieme” i progressisti esterni alla compagine dei democratici.
“Caduta la veste civica” hanno tuonato in molti. In realtà bisogna essere chiari e molto sinceri, non è proprio così, o almeno non lo è in modo scontato. Il civismo di per se non vuol dire essere fuori dalle posizioni politiche che comportano una più o meno chiara connotazione sull’asse sinistra-destra. Come non è vero che queste non esistono più, seppur spesso appaiono più sbiadite di un tempo. Essere espressione del mondo civico diverse volte vuol dire non venire da un’esperienza di partito e non rispondere alle logiche interne ad esse, con tutti i pro e i contro che questo comporta. Ciò comunque non vuol dire per forza auto collocarsi esternamente al campo ideologico.
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Al di là di ciò, fin da una prima analisi elettorale si sapeva che Coletta aveva incontrato il consenso di una parte del centrosinistra, oltre che di un elettorato trasversale e pentastellato che a Latina non aveva presentato il proprio simbolo.
Parlare di un cambio di rotta, di un inversione di tendenza della politica del sindaco di Latina, però, appare quasi fuori luogo. Sia in campagna elettorale che immediatamente dopo l’elezione, Coletta aveva preso di petto il passato amministrativo del capoluogo di provincia, che tradotto poteva solo voler dire non rivedersi nell’esperienza di governo del centrodestra. Certo, anche il centrosinistra, o almeno una parte di esso, malgrado l’endorsement del ballottaggio, non ha sempre strizzato l’occhio al primo cittadino, ma non l’ha neppure messo all’angolo come di solito si fa con i “nemici” politici. Una delle ultime battaglie di Coletta, puramente ideologica e dunque politica, quella di voler cambiare il nome del centrale parco di Latina, intitolato ad Arnaldo Mussolini, per passare ai nomi dei giudici Falcone e Borsellino, non può che essere visto in un’ottica di connotazione politica, seppur civica.
Quella di piazza Santi Apostoli a Roma non era una manifestazione di partito, ma di “area”. Anche perché nell’erronea analisi politico-elettorale che viene fatta dopo ogni elezione amministrativa, si era provato a dire che lo scorso anno alle comunali le liste civiche avevano abbattuto tutti i partiti tradizionali diventando il primo schieramento nazionale. Tra questi risultava anche Latina Bene Comune e liste collegate di Coletta. Ma come si sa spesso a livello locale c’è una dispersione del voto che alle Politiche e alle elezioni nazionali non sempre incontriamo.
A ciò si deve sommare l’appello ai movimenti civici fatto dai maggiori esponenti politici nazionali, che sanno come con lo svuotamento delle sezioni dei partiti, sono le liste e i gruppi sul territorio che creano consenso.Voti che politicamente parlando non possono essere lasciati “liberi”, a maggior ragione quando si parla di un movimento che ha invertito una tendenza storica in un capoluogo di provincia come Latina.
Infine, ma non da ultimo, l’ipotesi che solo lo stesso Coletta può confermare o smentire, quella di voler provare ad esportare il “modello Latina” fuori provincia, e chissà, anche fuori Regione, magari in campo nazionale.