giovedì 7 aprile 2016

Referendum, da cittadini si vota sempre

Non voglio in questo post dire la mia sul referendum sulle trivelle, perché ancora non ho deciso cosa andrò a votare il 17 aprile, ma di una cosa sono sicuro, che entrerò nella cabina e dirò la mia. Sì, mi va di dirlo con la franchezza che dovrebbe contraddistinguere qualsiasi cittadino che viene chiamato alle urne. Lo dico perché credo che lo strumento del referendum è un alto momento di democrazia, forse il più alto di quelli previsti dalla carta costituzionale. Sicuramente il più alto di livello nazionale, perché lega il singolo elettore ad un voto diretto su un provvedimento o una legge. Siamo abituati a votare indirettamente o implicitamente per il governo, guardiamo da spettatori l’elezione del Presidente della Repubblica, siamo stati addirittura abituati a votare con un mandato in bianco ai partiti per la composizione di Camera e Senato e sentir dire ancora, per l’ennesima volta, che può esserci una “strategia dell’astensione” credo faccia rivoltare la memoria a più di qualche padre costituente.
Certo, il contenuto del quesito referendario è talmente settoriale e tecnico che forse non meritava una chiamata alle urne, ma visto che c’è bisogna andare a votare per principio stesso di cittadinanza. Se si abita il tempo e il luogo in cui si vive, quando viene chiesto il nostro parere bisogna esprimerlo. Ogni volta che ci dicono implicitamente che il silenzio è assenso si fomenta quell’ideologia qualunquista di cui non abbiamo bisogno.

Questo ci imputa un ulteriore obbligo morale: informarsi. Dopo mesi di silenzio assordante sul referendum del 17 aprile, nelle ultime settimane ho sentito tante, troppe, voci stonate. La partigianeria dei promotori del “” e di quelli del “no” non aiuta chi vuole capirci qualcosa, per poter decidere liberamente e consapevolmente cosa andare a votare, o addirittura decidere se ne vale la pena andarci. Persino i servizi nei telegiornali a volte strumentalmente richiamano disastri ecologici da una parte ed efficienza ed indipendenza energetica dall’altra. Cose giuste, tematiche di cui si dovrebbe parlare tutti i giorni nella politica nostrana ma che sono solo indirettamente tematiche del quesito referendario. Il 17 aprile si voterà per le concessioni a scadenza naturale o fino ad esaurimento del giacimento. Quasi un cavillo contrattuale, sul quale giusto o sbagliato che sia, ci chiedono il nostro parere. A noi cittadini, dovrebbe competere il sentirci tali e dire la nostra, alla politica e ai partiti avere il coraggio di rispettare ed enfatizzare uno strumento di democrazia diretta che merita di essere custodito con grande attenzione.