31 ottobre 2017
di Simone Nardone
Racing ormai fuori dalla crisi, ma sempre in silenzio. Probabilmente si tratta di superstizione, visto che nelle ultime tre partite ha ottenuto due vittorie e un pareggio senza rilasciare dichiarazioni ufficiali di alcun tipo. Ufficialmente non parla né il mister Mattei, né il presidente Pezone, né nessun altro.
Oggettivamente, è difficile dire se le colpe del difficile avvio di stagione siano da attribuire almeno in parte a Giannini, poi esonerato. Quel che è certo è che la cura Mattei, il recupero di Lazzari, l’arrivo di Nolé e tanti altri piccoli dettagli, hanno rimesso in corsa una squadra che in molti già davano per spacciata. Quel che al momento non è ancora stato chiarito, invece, è con chi ce l’aveva il numero uno della società nella sua esternazione al cianuro. Lo stesso presidente ha garantito che più avanti parlerà e spiegherà tutto. Intanto non si capisce perché non ci sono altre voci ufficiali che prendano la parola, ad esempio a fine gara, disertando costantemente la sala stampa. La speranza, o forse solo l’intuizione, è che sia superstizione, visto che pare porti bene.Il rischio diventa anche quello di incorrere in qualche multa da parte della Lega, ma la società tira dritto come un treno. E bisogna ammettere che questo treno, che ha come macchinista Mattei, ha trovato il suo assemblaggio e la giusta velocità da crociera. È tornato interesse attorno alla formazione rossoblu. E come riportato dll Messaggero nell’edizione odierna, per voce di Pezone: “Chi ci voleva fare il funerale gli ha detto male”.
Bisogna ammettere che il presidente Pezone sta mantenendo la promessa che fece quando si presentò alla città: quello di essere sempre al Purificato, lui e la sua famiglia. Ma malgrado gli sforzi e le iniziative di sconti, al limite della gratuità per portare più gente allo stadio, la verità è che la tifoseria rossoblu è sempre fin troppo contenuta e spesso troppo poco rumorosa, salvo la piccola compagine della curva. Dall’altro canto va anche riconosciuto come lo scollamento, che a questo punto si può ricucire solo con i risultati, c’è ed è tangibile. Se non altro perché la squadra sembra ospite in città, dove viene solo a giocare, mai ad allenarsi e solo di rado a soggiornare. Un atteggiamento da grande per una piccola squadra di provincia, dove alla fine i supporters hanno dimostrato di saper accettare anche la proprietà “forestiera”, ma che vorrebbero sostenere una squadra, che se non può essere composta di giocatori fondani, almeno che si presenti come parte di una comunità e vicina ad un tessuto sociale che da sempre fa dello sport e dell’attaccamento alla propria terra una sua peculiarità.