mercoledì 8 giugno 2016

Un pluripolarismo debole, il responso delle urne nelle amministrative

Le elezioni amministrative non possono mai essere considerate dei test nazionali. Ma vanno fatte delle osservazioni sistemiche, in un quadro politico e partitico italiano che continua a mutare.

PLURIPOLARISMO. Nelle elezioni amministrative del 5 giugno 2016, che mai come questa volta si concluderanno con i ballottaggi tra quindici giorni, c’è un primo dato che salta incredibilmente all’occhio: siamo tornati a una polarizzazione vecchio stile. Si moltiplicano gli schieramenti sul campo, tanti i candidati alla carica di sindaco, ma in tutti i grandi centri si va al ballottaggio, con la sola eccezione di Cagliari. La polarizzazione è perfino fuori dai colori politici degli anni ’90 e inizio anni 2000. A Napoli il partito del governo nazionale rimane fuori dai giochi, come anche il Movimento Cinque Stelle, e vanno al ballottaggio la così detta sinistra non ufficiale di De Magistris e il centrodestra compatto. A Milano anche il centrodestra unito riesce ad andare al ballottaggio contro un centrosinistra forte; quasi più forte che a Bologna e Torino, città storicamente legate ai partiti moderati della sinistra che non riescono a confermare al primo turno il proprio sindaco. A Roma a sorpresa il Pd strappa il ticket per il per il ballottaggio, ma lo fa contro i Cinque Stelle che nella capitale divengono primo partito, attestandosi spesso come principale forza alternativa al Partito Democratico.

PARTITI DEBOLI. Quello che incuriosisce, oltre alla frammentazione che favorisce più che la polarizzazione la dispersione di voti e dunque l’impossibilità per tutti di vincere al primo turno, sono sicuramente i dati elettorali. Quasi ovunque il primo classificato si attesta attorno al 40% delle preferenze, lontano ben dieci punti dalla soglia dell’elezione. Ma ci sono anche città più o meno importanti, capoluoghi di provincia tipo Latina, dove nessuno dei due che vanno al ballottaggio riescono a superare il 25%. Numeri, che evidenziano una debolezza politica che prescinde dalla polarizzazione, a maggior ragione se consideriamo che sono elezioni amministrative e che il filo invisibile che dovrebbe collegare cittadini e partiti dovrebbe essere più diretto.

AFFLUENZA A PICCO. Continua inesorabilmente a crollare la partecipazione elettorale, persino alle elezioni amministrative e non solo nei grandi centri ma anche in quelli più piccoli. Si tratta di un dato che attraversa tutta la penisola e dovrebbe invitare a riflettere tutti. Di sicuro la scelta della data della consultazione potrebbe aver scoraggiato alcuni, soprattutto nei grandi centri, che alla fine hanno preferito un’uscita dalla città piuttosto che recarsi ai seggi a compiere il proprio dovere civico. Ma il calo così evidente dimostra anche che con ogni probabilità una flessione ci sarebbe stata comunque anche con la scelta di un’altra data. Il fatto che ad evidenziare questo scollamento delle persone dalla politica e dalle elezioni, avvenga addirittura durante le amministrative è sintomo di una scarsa rappresentanza dei partiti, anche di quelli territoriali, e di un allargamento del voto di opinione. Che in molti casi diventa voto contro il sistema. 



SPETTRO ITALICUM. Tra meno di un mese, il 1° luglio 2016 entra in vigore la nuova legge elettorale per le elezioni politiche, che erroneamente viene spiegata spesso come un sistema simile a quello per l’elezione dei sindaci. C’è comunque un dato che accomuna le due elezioni: il secondo turno, in caso nessun partito raggiunga il 40% al primo. Una soglia, che visti i risultati di queste elezioni sembra difficile da agguantare per qualsiasi schieramento in campo. Ma anche una percentuale vagamente acciuffabile in caso si costruiscano liste sui nomi più che su un’ideale politico. Nessuno al momento ha ancora osservato questa improbabile analogia con l’Italicum, ma queste amministrative indirettamente potrebbero sussurrarci che anche se è difficile, qualcuno potrebbe anche vincere al primo turno. Ma soprattutto ci fanno notare come paradossalmente potrebbero andare al ballottaggio anche due partiti che complessivamente non hanno ottenuto neppure il 50% dei voti.