di Simone Nardone
10 marzo 2014
La festa della donna è arrivata e andata via come tutti gli anni lasciando gli strascichi di polemiche tra sostenitori dell’8 marzo e coloro che la vedono come la solita data commerciale.
Quest’anno, forse più che in passato, il giorno dedicato alla Festa della donna è stato diviso a metà tra coloro che hanno parlato delle “quote rosa” in politica e chi si è soffermato sul tema del “femminicidio”.
A portare in primo piano la questione politica ci ha pensato la discussione della nuova legge elettorale, la quale si è arenata sulla possibilità o meno di inserire la parità di genere nella normativa che teoricamente si dovrebbe approvare entro questa settimana. L’altra questione, invece, è stata accentuata dalla solita e triste cronaca nazionale.
E’ bastato sfogliare pagine di giornali e guardare servizi nei Tg per scorgere l’assurdità di una società probabilmente ancora chiusa nelle gabbie dell’indifferenza da una parte e con i paraocchi dall’altra. Difficile, infatti, non riconoscere come la questione del “femminicidio”, sia un argomento di preoccupazione per l’intera popolazione, sul quale si è fatto ancora troppo poco. Dall’altra parte, però, è altrettanto vero che bisogna andare a scorrere l’intera cronaca nazionale per rendersi conto che in questo Paese – e probabilmente non solo – è la società tutta a vivere sull’orlo di una costante crisi di nervi, dove spesso a pagarne le conseguenze non sono solo le donne, ma i soggetti più deboli, come anche i figli o gli anziani.
L’altro aspetto, invece, quello politico anche se non sottovalutabile è comunque di più facile lettura. Il genere femminile legge nei numeri “maschilisti” un’imparità rispetto ad altri Paesi occidentali. La “politica”, dopotutto, nella lingua italiana è un termine femminile, ma ha assunto tutte le devianze proprie delle caratteristiche maschili, dall’arroganza alla prepotenza, passando a tratti per la superbia. Al contrario, però, la domanda da porsi è se effettivamente si può imporre per legge ciò che dovrebbe avvenire attraverso un passaggio sociale scontato. Se è normale che le donne vanno paragonate agli uomini con una rapporto di 6 a 4, imponendole comunque in una condizione di sicura minoranza. Ma soprattutto, in politica come in qualsiasi altro luogo di vita civile e sociale è giusto imporre un “genere” al posto delle capacità personali e intellettuali di un individuo al di là del sesso?
Tutto ciò, comunque, non toglie il rispetto per la donna e per il suo essere, senza il quale l’umanità non potrebbe vivere. Per questo è giusto ricordarle, tutti i giorni anche lontano dall’8 marzo, perché come diceva Oscar Wilde "Se Dio non avesse fatto la donna, non avrebbe fatto il fiore".