lunedì 24 marzo 2014

Ringraziando "Francone"

da www.26lettere.it
Scritto da Simone Nardone
  
Lunedì 24 Marzo 2014 17:10
Chi non ricorda l’ormai ex consigliere regionale del Lazio Franco Fiorito, goliardicamente passato alla storia con il soprannome di “Francone” per la sua gigantesca stazza e per aver avviato indirettamente quello che ormai è noto come “lo scandalo delle spese pazze regionali”.

Quell’uomo, che tra l’altro sta ancora facendo i conti con la giustizia, oggi, dovrebbe per assurdo ricevere un “grazie” da tutti i cittadini italiani. Certo, il primo “Grazie”, va sempre donato alla magistratura, che apre fascicoli e continua a scavare, ma la domanda è: senza Fiorito e la vicenda laziale, oggi avremmo saputo di tutto il resto?

Prendendo in presto il titolo del libro più famoso di Rizzo e Stella, “La Casta”, oggi sembra quasi che ci sia in atto una vera e propria “battaglia” non su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, bensì tra ciò che è tollerabile e quel che è oggettivamente fuori da ogni senso di pudore. Perché, se è vero che come osservavano alcuni addetti ai lavori e diversi politici, all’indomani di quella pubblicazione del 2007 e quella di Travaglio e Gomez del 2008 “Se li conosci li eviti”, che fare di tutta l’erba un fascio avrebbe solamente accresciuto i populismi e per di più avrebbe screditato un’intera classe politica, è altrettanto vero che oggigiorno il cittadino medio fatica a guardare alla classe politica con occhi diversi da quella che i due volumi sopraccitati la ritraevano.

Al di là di ciò, però, rimane il dubbio che se non fosse scattata la prima indagine sui soldi dei gruppi consiliari del Lazio, non avremmo mai saputo delle assurde spese dei loro colleghi in Piemonte, Trentino Alto Adige, Sicilia, Emilia Romagna e in tutte le altre Regioni italiane. Se quel primo filone laziale non si fosse avviato, forse non avremmo mai saputo che il alcuni acquistavano le mutande con i soldi pubblici o che altri facevano sottoscrivere presunti contratti in cui pare venivano evidenziate cadenzate prestazioni sessuali con collaboratrici. Oppure non avremmo mai conosciuto i doni di ubiquità di altri rappresentanti regionali capaci – secondo presunte fatture da rimborsare – di essere a pranzo in contemporanea in tre parti diverse d’Italia. In poche parole non avremmo mai immaginato fino a che punto potesse arrivare la follia delle spese pazze con i soldi pubblici.

Qualcuno, nella giungla del mondo d’oggi, tra problemi lavorativi, disoccupazione, impossibilità di liquidità e difficoltà nel lavorare e nel produrre, potrebbe anche lamentarsi di quanto venuto a galla, magari, rimembrando quel vecchio proverbio “occhio che non vede, cuore che non duole”. In realtà, però, la verità è che il mal di denti in questo tempo è troppo forte, e forse, vista la crisi, è la volta buona che si pensi alle cure odontoiatriche non come un optional (come testimoniano recenti ricerche), bensì come qualcosa che possa coprire il sistema sanitario, magari proprio catapultando lì quei soldi pubblici che abbiamo visto venivano spesi evidentemente in altro modo.