Non si tratta di giudicare
se sia l’uomo giusto o il “messia”
della politica nostrana. Si tratta di constatare che Matteo Renzi è il più giovane Presidente del Consiglio che l’Italia ha
mai avuto, a capo del più piccolo Governo che si è mai visto (si parla di numero di ministri, 16) e
con il più alto numero di donne. Osservatori politici e cittadini hanno il
dovere di constatare e giudicare sui fatti. Pertanto, da un punto di vista
politico è praticamente impossibile giudicare in questo frangente, dove
sappiamo a mala mena la linea guida dell’esecutivo e la sua composizione.
Qualcuno potrebbe obiettare,
come in realtà è stato fatto da più parti, che in politica a certi livelli “la
forma è il contenuto”, ed è
proprio sulla base di questa affermazione che si può constatare che un “segnale”, seppure ancora minimo, è stato
dato.
Le tre novità che capeggiano
in questo esecutivo e che potremmo mettere in evidenza con le parole chiavi età, numeri e rosa, sono un segnale
lanciato ai cittadini. Un punto di partenza e non certo di arrivo. L’osservazione
che più facilmente si potrebbe fare è che in anni passati e anche presenti si chiedeva
alla così detta “Casta” di ridursi lo stipendio, ben sapendo che il taglio anche
oneroso delle retribuzioni di onorevoli e senatori non avrebbe fatto cambiare
che di un numero decimale il bilancio dello Stato. Al contrario, però, sarebbe
stato un bel segnale. Un segnale che chi continua a vedersi messi i soldi nelle
tasche avrebbe apprezzato come esempio
di equità.
Non si può pensare che un
politico giovane sia meglio di uno anziano, che un governo esiguo sia meglio di
uno ampio o che più donne a capo dei ministeri siano competenti più di esperti
uomini loro colleghi. Si può però riconoscere che in un momento storico in cui i giovani si vedono rubati il futuro e
dove si sentono inascoltati i propri diritti e le proprie istanze hanno un
premier che promette loro attenzione, che ragiona a ritmi di internet e
comunica prima con i social network che con il protocollo istituzionale. Che si
può fare attenzione agli sprechi, combattendo l’opinione diffusa delle “poltrone”
da moltiplicare e occupare sostituendoli con gli “scranni” su cui sedere. E poi l’attenzione al gentil sesso, che
nel nostro Paese ha un’opinione pubblica diffusa che la carriera politica e
lavorativa si fa solo a ritmo di favori sessuali ai propri capi e dove c’è la più bassa percentuale di occupazione
femminile dell’area Euro.
Sono solo segnali, punti di partenza, probabilmente da
valutare positivamente. Per i giudizi politici abbiamo un crono programma di
governo (anche questo è la prima volta
che lo vediamo), che lo valuteremo a posteriori, mese per mese per
giudicare l’operato per l’esecutivo mese per mese. Nel frattempo ci rimane la forma, che in politica è anche contenuto.