Il risultato delle urne è chiaro, in sintonia con quanto emerso nel primo turno – e in sincerità – anche in linea con quello che tutti si aspettavano alla vigilia del voto. La vice sindaco facente funzioni Roberta Tintari ha vinto le elezioni tenendosi ben stretta la fascia tricolore che le era stata passata da Nicola Procaccini eletto nel 2019 al parlamento europeo.
Forse, ma si tratta di mera osservazione dei dati, la vittoria della compagine di governo è leggermente meno eclatante di quello che alcuni si aspettavano. Qualche mese prima del voto, quando ancora era aperto il campo del centrodestra locale e non si sapeva bene quali fossero le mosse di Lega e Forza Italia alcuni ipotizzavano anche una vittoria al primo turno che nei fatti non solo non è avvenuta, ma che era effettivamente complicata da realizzare.
Al secondo turno, però, la vittoria è arrivata, in modo deciso, seppur non troppo netto: 53,96% a 46,04%. Una differenza che in termini di voti si traduce in 9.422 voti assegnati a Tintari a fronte degli 8.038 per Giuliani. Il margine in termini di voti assoluti, su un campione di scarsi ventimila voti è davvero esiguo, inferiore alle 1.400 preferenze, che si dimezza se si ragiona in termini “politichesi” del saldo tra un eventuale voto tolto all’avversario e uno guadagnato.
Altra questione puramente numerica, ma interessante da analizzare è il fatto che rispetto al primo turno – cosa spesso consona a chi è in vantaggio – la Tintari non ha confermato una piccola parte del proprio elettorato, perdendo sul terreno del ballottaggio poco più di 600 voti. La verità, però, è che contrariamente a quello che si possa pensare, questi sono stati recuperati solo in parte dallo sfidante (che ne ha raccolti poco più di 250). Facendo una semplicissima analisi del voto, potrebbe sintetizzarsi che la maggior parte di coloro che sono andati ai seggi il 4-5 ottobre erano gli elettori di Tintari e Giuliani anche al primo turno, considerando che entrambi insieme hanno recuperato meno di mille voti e che pochissimo è stato “mosso” dai candidati esclusi dal ballottaggio.
Infine, ma non certo da ultimo, a Terracina c’è un dato su tutti – che in parte si ricollega a quello che è stato spiegato – che evidenza come si potrebbe erroneamente affermare che il sindaco di Terracina è un virtuale signor nessuno. Nel senso che la maggioranza dei cittadini di Terracina al ballottaggio non sono andati ai seggi. Per la precisione, domenica e lunedì hanno votato “solamente” il 48,59% degli aventi diritto. Il calo fisiologico che ha portato la percentuale a scendere sotto la soglia psicologica del 50% è dovuto a quello di partenza di quindici giorni prima (64,64%) che già mostrava un calo evidente rispetto alle passate amministrative. Sono numeri, ma sono anche un monito per la politica e per chi amministra, perché seppur queste cifre non sminuiscono e non delegittimano nessuna elezione, il fatto che oltre la metà degli elettori abbia preferito non recarsi ai seggi, è sicuramente un dato da tenere in considerazione.