3 Aprile 2017
di Simone Nardone
Si potrebbe commentare che l’Italia è un Paese politicamente centrista. Esistono varie tesi che ne accreditano quella che non è solo una teoria, ma anche una delle strategie preponderanti dei principali partiti politici che si sono susseguiti nella penisola nel corso dell’epoca repubblicana. Vedi la storia della DC, del PSI degli anni ’70-’80 e da ultimo del PD accusato di accentrarsi per puntare al fantomatico “partito della nazione”.
Fatta questa doverosa premessa, anche Gaeta rischia di doversi confrontare con questa stessa identica situazione, che dovrebbe (il condizionale è d’obbligo), portare l’attuale sindaco di centrodestra Cosmo Mitrano ad affrontare la corsa elettorale con una coalizione che veste la maglia del civismo indossando la biancheria di Forza Italia e Partito Democratico. Metafora a parte, il primo cittadino uscente si prepara alla competizione avendo perso una parte dei suoi alleati di centrodestra, ma avendo quasi ufficializzato l’appoggio di chi, cinque anni fa si presentava come l’alternativa: il PD. Una grande coalizione trasversale che dovrebbe vedere insieme un po’ tutto il mondo politico moderato sotto la bandiera di liste civiche che camuffino la grande coalizione. Una discreta forza elettorale, che oltre al ruolo che riveste, fa di Mitrano l’uomo da battere, seppur alle prese con l’avviso di garanzia, reso noto dallo stesso sindaco in una conferenza stampa nei giorni scorsi.
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A sfidare il sindaco uscente alle amministrative dell’11 giugno, dovrebbero essere ben sette pretendenti. I favoriti, in caso di ballottaggio, almeno per ruolo rivestito, sono Antonio Raimondi, primo cittadino prima di Mitrano e Massimo Magliozzi che anche ha già vestito la fascia tricolore. Il primo di area più liberale, in città viene spesso accostato alla parte più moderata del centrosinistra, anche perché con una parte di essa ha amministrato, ma la connotazione più giusta è quella civica, seppur il gruppo consiliare di cui è capogruppo si chiama “Movimento Progressista”. Magliozzi invece, è di area di centrodestra. Ha sostenuto Mitrano alle scorse amministrative ed è sempre stato espressione di Forza Italia. Insieme a lui alcuni attuali consiglieri comunali azzurri. Probabilmente la spina nel fianco a destra per Mitrano.
Spostandosi a sinistra, c’è la coalizione di Emiliano Scinicariello, che raccoglie una parte dei democratici che non vede nell’attuale sindaco un punto di riferimento politico, ed altre aggregazioni progressiste. Vista da fuori sembra la coalizione di sinistra più di stampo ulivista, ma è altrettanto vero che sono diverse tornate elettorali che a Gaeta il principale partito politico di sinistra si divide o non presenta il simbolo. Il dubbio che hanno in molti è quanto possa far presa su un elettorato spaesato, e se questo, nel comune marittimo abbia ancora un peso specifico.
Tra i civici spicca invece Luigi Passerino, espressione di diverse liste tra cui la più conosciuta Obiettivo Comune, e lontano da veri e propri partiti politici. Forse è stato il primo a partire per la campagna elettorale, puntando sul web e sull’aggregazione di persone attorno a movimenti civici. Potrebbe risultare l’outsider.
Agli estremi i due candidati più per così dire “ideologici”: da una parte Benedetto Crocco di Rifondazione Comunista e dall’altra Mauro Pecchia di Casa Pound. Sulla carta coloro che sembra debbano sgomitare di più per tentare di poter sperare di imporsi sugli altri, ma è altrettanto vero che la campagna elettorale si può dire che sia appena cominciata e tutti devono affrontare il primo scoglio: raccogliere le firme per presentare le candidature e le liste.
Infine, ma non da ultima, l’unica donna tra gli otto pretendenti, Laura Vallucci dei Cinque Stelle, anche se ancora sul blog di Beppe Grillo non compare la certificazione per la lista di Gaeta. Un patrimonio elettorale comunque da non sottovalutare quello dei pentastellati che nel Comune marittimo alle Politiche del 2013 hanno ottenuto oltre il 23% delle preferenze, poi calate, al 18,6% alle Europee 2014, per una cifra significativa di 1.600 voti, che in un quadro così frammentato potrebbero essere determinanti.