domenica 26 febbraio 2017

Congresso Pd, i big provinciali scelgono da che parte stare


25 febbraio 2017

di Simone Nardone

Nel Partito Democratico nazionale, sono quasi tutti alla finestra per cercare di capire cosa possa succedere dopo la “scissione”, trasformata poi in una fuoriuscita di peso, ma pur sempre una fuoriuscita. Così inizia la fase congressuale. I circoli sul territorio si riattivano per chiudere il tesseramento in tempi brevi, per potersi presentare forti dei numeri degli iscritti. Anche in provincia di Latina va in scena la solita conta in vista delle primarie del 30 aprile, che si contraddistinguerà come ogni probabilità per giochi di potere interni, peso politico delle correnti e che potrebbe amplificare le divergenze politiche e personali dei pezzi da novanta del panorama locale.

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Il senatore Moscardelli, proprio nei giorni precedenti l’assemblea nazionale di domenica scorsa, che ha segnato la frattura definitiva, aveva firmato un documento con altri parlamentari democratici, lanciando una sorta di appello all’unità del partito, seppur rivendicando le iniziative di questi anni di governo Pd. Si potrebbe dunque affermare, di aver giocato il ruolo di “pontiere”, così come del resto ha fatto tutta “Area Dem”, la corrente che fa capo al ministro Franceschini e che da sempre vede il senatore pontino militarvi al proprio interno. Di fatto, al di là del ruolo di “pacificatore”, è difficile credere che Franceschini voglia cambiare il cavallo su cui scommettere, e sarebbe ancor più complicato credere che Moscardelli voglia sposare una posizione anti-Renzi, anzi, uno degli ultimi post su Facebook del senatore di Latina non lascia spazi ad interpretazioni: “Forza Matteo!”

La curiosità rimane quella di capire come si muovono soprattutto il senatore Claudio Moscardelli, l’onorevole e sottosegretaria Sesa Amici e l’onorevole Enrico Forte. Ma l’attenzione rimane puntata anche su altri.

Silenzio, invece, almeno da un punto di vista pubblico, che sia stampa o social, per gli altri due esponenti di primo piano del PD in provincia di Latina. Nessuna posizione sulla fase “scissione” e nessun commento politico su quella congressuale appena avviata per Forte e Amici. Difficile ipotizzare che l’onorevole Sesa Amici, seppur sottosegretario sia nell’esecutivo Renzi che in quello Gentiloni, sposi la causa dell’ex sindaco di Firenze. Anche perché era stata la stessa esponente democratica pontina ad andare, il 4 febbraio scorso, a Roma all’assemblea della corrente “Sinistra Dem” di Cuperlo, dove è intervenuta per dire come bisognava spiegare al segretario l’importanza della sinistra nel Pd. Cuperlo, ex candidato alla segreteria ed ex presidente del partito, potrebbe convergere su Orlando, perché l’obiettivo rimane quello di sconfiggere Renzi. In questo quadro la Amici, probabilmente, non prenderà posizione ufficiale fino a dopo l’assemblea di “Sinistra Dem” convocata per il 4 marzo e sulla quale si presume vengano sciolte le riserve in vista della fase congressuale. Anche se salvo colpi di scena e virate verso Emiliano, i cuperliani dovrebbero convergere su Orlando.

Diversa la questione per il consigliere regionale Enrico Forte. Nella scorsa campagna congressuale fu un convinto renziano, ma all’epoca le cose nel partito provinciale erano più lineari per via della vicinanza politica con Moscardelli, intesa che ora non sempre si respira tra i due. Oggi Forte lo danno molto vicino a Zingaretti, il quale ha deciso di sposare la causa Orlando. Il dubbio rimane se il consigliere regionale pontino scelga di rimanere collegato all’area renziana, o se seguire i nuovi rapporti regionali, che potrebbero anche giocare a favore di una possibile rielezione alla Pisana.

Merita un passaggio, un altro esponente democratico seppur fuori dalla macchina amministrativa, ma che continua a fare opinione: stiamo parlando di Giorgio De Marchis. Anch’egli in passato vicinissimo a Zingaretti, che dalle colonne del suo blog, in cui parla di politica, in un post datato 15 febbraio scorso parlava di come lui fosse contrario alla scissione, “per una questione sentimentale più che politica, in quanto la lettura politica degli avvenimenti spinge verso altri orizzonti contrapposti al sentimento”. Per poi accennare alla scissione con termini abbastanza inequivocabili “ non sarebbe una catastrofe, renderebbe giustizia al ‘nuovo’ sistema politico”.