sabato 12 novembre 2016

L’effetto delle Presidenziali Usa sul Referendum costituzionale

In un’epoca in cui persino la politica diventa globalizzata, e lo abbiamo potuto notare dai risultati delle elezioni presidenziali dello scorso martedì americano, in molti si domandano se l’ondata Trump avrà un effetto anche sulla politica nazionale italiana. Ovviamente il primo banco di prova elettorale è il referendum costituzionale del 4 dicembre, dove si confronta lo schieramento di governo, contro quello molto ampio ma variegato, delle opposizioni.

Oggettivamente è difficile pensare che ci possa essere un’onda determinante che arriva dall’altra sponda dell’Atlantico, come è oggettivamente complicato immaginare che ci possa essere una presa di posizione del Presidente designato sulle riforme tricolori. Ma alcuni fattori potrebbero in parte riversarsi sull’andamento elettorale dei primi di dicembre.

IL DATO POLITICO. Va ricordato che Renzi aveva ottenuto un endorsement degno di nota dal Presidente uscente degli Usa Barak Obama, contraccambiato con un sostegno politico alla forte candidatura democratica di Hilary Clinton. Un appoggio, quello del premier italiano, dovuto anche ad una vicinanza ideologica legata alla figura di Obama e di Clinton. Posizioni che l’ex sindaco di Firenze non ha mai nascosto di guardare con ammirazione neppure all’inizio delle prime campagne elettorali nazionali. Di fatto il trionfo di Trump segna un segnale di “rottura” di un’asse politica tra l’Italia e gli States. Dove per asse politica si intende una vicinanza non nei rapporti bilaterali ma su quelli ideologici e personali. Oggi è complicato o addirittura fantasioso ipotizzare che un Donald Trump possa in un prossimo futuro dire pubblicamente, come invece ha fatto il suo predecessore, che "Renzi rappresenta una nuova generazione di leader non solo in Italia, ma in Ue e nel mondo". Il grido di euforia per la vittoria del magnate americano levatosi da Salvini a Grillo rafforza, almeno indirettamente, le posizioni anti sistema e soprattutto anti establishment. Radici e battaglie molto diverse quelle dei due leader appena citati, ma affiancate in questa battaglia referendaria che ha assunto un carattere politico e che di questo rischia di rimanerne schiava.

IL LIVELLO UMORALE. L’aspetto più interessante, però, potrebbe essere quello di tipo umorale. Come ben sappiamo, la tecnicità e l’ampiezza della portata del quesito referendario lasciano molti elettori indecisi su come orientarsi. Dubbi che rischiano di lasciare a casa molti cittadini, o decidendo per un voto d’istinto dell’ultimo momento. In un periodo post ideologico, questi, più che essere assuefatti da un voto di opinione, rischiano di decidere la propria preferenza elettorale in base ad un livello di umore. Dove per umore non consideriamo ovviamente l’influenza di un fattore esterno alla politica come ad esempio l’aspetto meteorologico, ma dei fattori tangenti alla politica nazionale ma non direttamente riconducibili ad essa. In questo tipo di analisi va ricordato che secondo diversi indagini, se avessero votato gli italiani per due candidati come Clinton e Trump si sarebbe imposta la prima con il 77% delle preferenze. Quindi vuol dire che presumibilmente la maggior parte dell’elettorato italiano non vede di buon occhio la proposta politica del repubblicano, o peggio ne ha paura. In tal senso si può ipotizzare che un appeal sugli indecisi questo fattore potrebbe averlo, ma di che tipo? Da una parte l’elettore potrebbe decidere di optare per una conservazione, quindi orientarsi al “No” in virtù del fatto che un cambiamento di rotta d’oltreoceano necessita di un non stravolgimento istituzionale in casa propria. Dall’altra parte, potrebbe ragionare al contrario, puntando ad una maggiore “efficienza” per favorire l’autorevolezza dell’esecutivo in chiave di rafforzamento delle posizioni sul palcoscenico internazionale.


Difficile ad oggi dire quale impatto sta avendo l’elezione del nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America. Più facile potrebbe essere osservarlo all’indomani del voto. Dovrebbe essere scontato, però, che in un sistema politico ed economico sempre più generalizzato e globalizzato, un’elezione della portata storica come quella di Donald Trump avrà un’incidenza, seppur marginale anche sulla politica nazionale italiana.