In un’epoca in cui persino la
politica diventa globalizzata, e lo abbiamo potuto notare dai risultati delle
elezioni presidenziali dello scorso martedì americano, in molti si domandano se
l’ondata Trump avrà un effetto anche sulla politica nazionale italiana.
Ovviamente il primo banco di prova elettorale è il referendum costituzionale
del 4 dicembre, dove si confronta lo schieramento di governo, contro quello
molto ampio ma variegato, delle opposizioni.
Oggettivamente è difficile
pensare che ci possa essere un’onda determinante che arriva dall’altra sponda
dell’Atlantico, come è oggettivamente complicato immaginare che ci possa essere
una presa di posizione del Presidente designato sulle riforme tricolori. Ma
alcuni fattori potrebbero in parte riversarsi sull’andamento elettorale dei
primi di dicembre.
IL DATO POLITICO. Va ricordato che Renzi aveva ottenuto un endorsement degno di nota dal Presidente
uscente degli Usa Barak Obama, contraccambiato con un sostegno politico alla
forte candidatura democratica di Hilary Clinton. Un appoggio, quello del
premier italiano, dovuto anche ad una vicinanza ideologica legata alla figura
di Obama e di Clinton. Posizioni che l’ex sindaco di Firenze non ha mai
nascosto di guardare con ammirazione neppure all’inizio delle prime campagne
elettorali nazionali. Di fatto il trionfo di Trump segna un segnale di
“rottura” di un’asse politica tra l’Italia e gli States. Dove per asse politica
si intende una vicinanza non nei rapporti bilaterali ma su quelli ideologici e
personali. Oggi è complicato o addirittura fantasioso ipotizzare che un Donald
Trump possa in un prossimo futuro dire pubblicamente, come invece ha fatto il
suo predecessore, che "Renzi rappresenta
una nuova generazione di leader non solo in Italia, ma in Ue e nel mondo".
Il grido di euforia per la vittoria del magnate americano levatosi da Salvini a
Grillo rafforza, almeno indirettamente, le posizioni anti sistema e soprattutto
anti establishment. Radici e
battaglie molto diverse quelle dei due leader appena citati, ma affiancate in
questa battaglia referendaria che ha assunto un carattere politico e che di questo
rischia di rimanerne schiava.
IL LIVELLO UMORALE. L’aspetto più interessante, però, potrebbe
essere quello di tipo umorale. Come ben sappiamo, la tecnicità e l’ampiezza
della portata del quesito referendario lasciano molti elettori indecisi su come
orientarsi. Dubbi che rischiano di lasciare a casa molti cittadini, o decidendo
per un voto d’istinto dell’ultimo momento. In un periodo post ideologico,
questi, più che essere assuefatti da un voto di opinione, rischiano di decidere
la propria preferenza elettorale in base ad un livello di umore. Dove per umore
non consideriamo ovviamente l’influenza di un fattore esterno alla politica
come ad esempio l’aspetto meteorologico, ma dei fattori tangenti alla politica
nazionale ma non direttamente riconducibili ad essa. In questo tipo di analisi
va ricordato che secondo diversi indagini, se avessero votato gli italiani per
due candidati come Clinton e Trump si sarebbe imposta la prima con il 77% delle
preferenze. Quindi vuol dire che presumibilmente la maggior parte
dell’elettorato italiano non vede di buon occhio la proposta politica del repubblicano,
o peggio ne ha paura. In tal senso si può ipotizzare che un appeal sugli indecisi questo fattore
potrebbe averlo, ma di che tipo? Da una parte l’elettore potrebbe decidere di
optare per una conservazione, quindi orientarsi al “No” in virtù del fatto che
un cambiamento di rotta d’oltreoceano necessita di un non stravolgimento
istituzionale in casa propria. Dall’altra parte, potrebbe ragionare al
contrario, puntando ad una maggiore “efficienza” per favorire l’autorevolezza
dell’esecutivo in chiave di rafforzamento delle posizioni sul palcoscenico
internazionale.
Difficile ad oggi dire quale
impatto sta avendo l’elezione del nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America.
Più facile potrebbe essere osservarlo all’indomani del voto. Dovrebbe essere
scontato, però, che in un sistema politico ed economico sempre più
generalizzato e globalizzato, un’elezione della portata storica come quella di
Donald Trump avrà un’incidenza, seppur marginale anche sulla politica nazionale
italiana.