8 Novembre 2016
di Simone Nardone
Il dissesto finanziario rimane argomento da titolo dei giornali. Un tema di cui si parla poco anche nell’agone politico. In realtà l’amministrazione che si è trovata nel bel mezzo del caos di quegli anni a Terracina (parliamo del 2011), nonché quella costretta a mettere mani per prima al problema, è di colore politico molto simile a quella rieletta lo scorso giugno, con lo stesso sindaco in carica: Nicola Procaccini.
Nel 2011, anno in cui venne dichiarato lo stato di allarme per le economie dell’Ente terracinese, molti si resero conto che il periodo sarebbe stato lungo e impegnativo. Ma forse non tutti capirono la portata di un vero e proprio rischio default, evitato prima da un intervento del Governo di allora, e poi grazie all’aiuto arrivato dal così detto decreto “Salva Italia” del 2014.
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IL MUTUO – Nel 2014, infatti, grazie al decreto del Governo nazionale, il Comune accese un mutuo intorno ai 25 milioni di euro da restituire in circa tre lustri. La data per uscire dal dissesto era classificata nel mese di settembre del 2016, già rinviata dalla fine del 2015, ma in parte si sapeva che era complicato e che per far in modo che ciò fosse possibile, ci voleva almeno una proroga di qualche mese o di un anno. Dopo qualche accusa incrociata delle minoranze, adesso l’Amministrazione tenta di arrivare ad un secondo prestito per liquidare i vecchi creditori e uscire, almeno formalmente, dal dissesto entro la fine dell’anno.Impossibile trovare le colpe, le responsabilità, rimpallate soprattutto nel corso dell’ultima campagna elettorale, tra le amministrazioni Procaccini e Nardi. Più facile, invece, tentare di capire cosa è accaduto, cosa è stato fatto, come e quando si uscirà ufficialmente dal dissesto.
Addirittura alcuni beni di proprietà del Comune sono stati messi sul mercato per cercare di fare cassa ed uscire da quella situazione di criticità il prima possibile. Non prima ovviamente di aver avviato altre strade, come quella del contenimento delle spese e dell’innalzamento delle imposte comunali.
L’AUMENTO DELLE TASSE – Nel frattempo più di qualcuno torna a ricordare cosa sia successo anche alla gente comune, ai cittadini di Terracina, che si sono dovuti indirettamente impegnare anche economicamente. Come? Pagando tasse molto salate. Nel 2011, infatti, furono alzate un po’ tutte le imposte. I diritti di segreteria per le pratiche edilizie hanno visto un aumento di quasi il 100%, il rilascio di documenti un +70%, la tassa per la celebrazione di riti civili dei matrimoni del 50%. E questo solo per citare le imposte con l’indice di aumento più elevato, perché sono aumentante un po’ tutte le tasse comunali con variazioni e aumenti medi del 20-25% “colpendo” dai commercianti ai loculi cimiteriali praticamente tutti i cittadini.
Ad oggi c’è chi torna a prendersela con il primo cittadino, chi accusa il suo predecessore, chi populisticamente dà la colpa tutta la classe politica e dirigente terracinese. Altri, probabilmente i più, che non sono lì a guardare di chi sono le colpe, vorrebbero tanto sapere quando e se mai un giorno i cittadini verranno in qualche modo ripagati degli sforzi economici fatti o, di contro, se ci sia il rischio che qualcuno non finisca per rimpiangere il fatto che non si sia dichiarato bancarotta per ripartire da zero. Molti vorrebbero un segnale, che qualche tassa venga calata, a distanza di cinque anni, valutando alcune correzioni alle attuali tariffe, ma con ogni probabilità, almeno fino a fine anno tutto rimarrà congelato. Questo mentre la consuetudine e i mutui da pagare, rischiano di lasciare invariati i canoni ancora per diversi anni.