Andrebbe spiegato a chi continua a scrivere che tutti gli altri Paesi del mondo sono
più democratici dell’Italia, che in realtà le cose sono un pochino più
complesse e che malgrado il sistema istituzionale diverso (Parlamentare il nostro, Presidenziale quello USA) e un sistema
elettorale opposto (maggioritario con
collegi uninominali il loro, proporzionale con dei correttivi e premi di
maggioranza il nostro), in realtà le eccezioni ci sono, ma malgrado ciò i sistemi funzionano anche nelle “forzature”.
Nel 2006 in Italia
ci fu un dato elettorale eclatante. Lo scarto minimo in termini di voti alla
Camera regalava una maggioranza a Prodi che replicava, con dei margini e dei
conteggi regione per regione diversi anche al Senato. Il sistema aveva “retto” anche ad un evento incredibile che non
si era mai verificato prima nel nostro Paese, che elettoralmente in una Camera
si imponesse una coalizione e nell’altra la principale antagonista.
Nel 2000, la storica elezione tra Bush
(figlio) e Al Gore si concluse dopo un mese esatto dal voto con ricorsi
fino alla Corte Suprema e uno stato, la solita Florida, in ballo per un pugno
di voti, con una contea in bilico dove il sistema di riconteggio potrebbe (il dubbio rimarrà per sempre) aver
sbagliato la lettura delle schede ingannando l’elettore. Ma il sistema tutto sommato ha retto, Bush ha vinto e ha governato
riuscendo anche ad imporsi per il secondo mandato.
Da noi nel 2013
abbiamo votato, come vuole la nostra Costituzione per eleggere il Parlamento.
L’evoluzione della normativa elettorale in materia dava la possibilità di
apparentarsi individuando indirettamente chi dovrebbe essere a ricoprire l’incarico
di Premier. In quel caso non vinse nessuno, e il governo si è dovuto creare
come avveniva durante la Prima repubblica italiana, con accordi politici in
parlamento, che è il sale della democrazia. Letta non ebbe su di se le
antipatie di una parte delle elettorato che taccia Renzi di antidemocraticità
causa il non essere passato dal giudizio delle urne, ma il suo esecutivo è
legittimo come tutti gli altri. Cosa
sarebbe accaduto allora, se malauguratamente, come è sembrato per 5-10 minuti
intorno alle 3 ora italiana di questa notte, se Trump avesse preso la Florida e
altri stati in bilico, lasciando che Nevada e Pennysilvania andassero alla
Clinton, e se come poteva capitare (per
quanto un’ipotesi remota) il
candidato mormone delle Utah, arrivasse dinanzi a Trump in quello stato,
aprendo allo spettro che nessuno dei due principali contendenti arrivasse alla
soglia dei 270 delegati? Cosa sarebbe successo? Che probabilmente come
accade nelle democrazie, decadono i nomi dei pretendenti e democratici e
repubblicani, sarebbero persino potuti scendere a patti, aprendo ad una
presidenza repubblicana con vice democratica o vice versa, visto che a quel
punto la Camera elegge il Presidente e il Senato il suo vice e nessuno
garantisce negli Usa che le due camere abbiano lo stesso colore politico. Un cortocircuito elettorale avvenuto solo
nel 1800 e nel 1824. Complicato, improbabile ma non impossibile. Ma è così,
i sistemi sono creati per farli funzionare, ma se non funzionano bisogna
trovare il modo di farli funzionare ugualmente. Tutto il resto sono chiacchiere
da bar o post anonimi sui social network.