lunedì 1 agosto 2016

Da Repubblica a San Magno, Mario Calabresi a Fondi

31 luglio 2016

di Simone Nardone

“Il sogno produce la realtà”, questo il titolo della Festa d’Estate della fraternità del Monastero di San Magno di Fondi, al quale ha partecipato tra gli altri questo pomeriggio il direttore di La Repubblica Mario Calabresi.

Tra le diverse citazioni che ha usato Calabresi nel corso del suo intervento anche quella del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che nei giorni scorsi affermava: “Viviamo in un’età dell’ansia che dobbiamo evitare si trasformi in età della paura. Per evitarlo abbiamo bisogno di un’assunzione di responsabilità”.

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Tanti gli spunti di riflessione, partendo ovviamente dalla sua esperienza professionale e di vita. Ma anche da quello che ha messo nero su bianco nei suoi libri e che continua a raccontare quando viene chiamato a dire la sua in incontri come quello di Fondi o nelle scuole. È da lì che è partita l’idea di uno dei suoi libri, come ha raccontato al numeroso e attento pubblico del Monastero di San Magno.

Incalzato dalle domande di Claudio di Perna, Calabresi ha spiegato come dalle risposte disfattiste e poco ottimistiche sul futuro da parte nei giovani nelle scuole, sia stato spinto a prendere carta e penna e scrivere di sogni. “Genitori e nonni per difendere nipoti e figli dalle delusioni della vita hanno finito per difenderli anche dai sogni”, ha spiegato partendo da un aneddoto durante uno dei suoi incontri. Storie, continue storie e testimonianze, quelle che partono dalla sua vita, l’incontro con gli altri; storie che tornano nei libri e che arrivano nuovamente al grande pubblico. Potrebbe essere sintetizzato in questo modo l’intervento del direttore di La Repubblica, e precedentemente de La Stampa, che sempre parlando dei sogni ha spiegato come questi “sono il motore per andare avanti tutti i giorni. Se rinunciamo ai sogni rischiamo di avere un’esistenza svuotata. Per non arrivare a ciò, dobbiamo fare in modo che noi e i nostri figli dobbiamo coltivare la fame di futuro, la voglia di sognare”.

Più emozionante la parte della testimonianza di quel passato, quando bambino perse il padre, il famoso commissario Luigi Calabresi, ucciso dal terrorismo negli anni ’70. “Io non credo nel perdono istantaneo. Ma devo molto a mia madre – ha spiegato il direttore di Repubblica – che ricordo un giorno disse ai miei fratelli una frase che non dimenticherò mai: se fate della rabbia la vostra ragione di vita, l’odio si mangerà la vostra esistenza e il vostro futuro. Per vostro padre dovete coltivare la memoria”.

A seguire una testimonianza tutt’altro che scontata, quella di Claudia Francardi dell’associazione Ami Caino e Abele. La Francardi, vedova di marito carabiniere ucciso da un giovane durante un normale posto di blocco, ha raccontato quel periodo e il giorno in cui le è arrivata una lettera, quella di Irene Sisi, la madre dell’assassino. Dopo qualche mese l’incapacità di capire quella follia si è trasformata in perdono e adesso insieme con Irene guidano l’associazione Ami Caino e Abele, cercando di assistere i due volti della stessa medaglia, quelle di alcuni delitti che fanno piombare famiglie come le loro o dietro le sbarre o a combattere con il dramma della perdita di un caro.

Nel luogo sacro più caratteristico di Fondi, accanto al padrone di casa don Francesco Fiorillo, c’era anche come spettatore d’onore il vescovo di Gaeta monsignor Luigi Vari.