13 settembre 2016
di Simone Nardone
Ormai non si parla d’altro, le olimpiadi del 2024 sono sulla bocca di tutti e anche se con ogni probabilità i romani non le vogliono, perché conoscono bene cosa vuol dire una paralisi della città persino nei mesi estivi, diciamo che i Comuni limitrofi, e tutto il Lazio, guardano alla questione con discreta attenzione.
Il giubileo del millennio, quello del 2000, portò una cifra incredibile di pellegrini a scegliere mete come il sud pontino, piuttosto che altre, per risparmiare sull’alloggio e trovarsi tutto sommato ad un passo (circa un’ora di treno o poco più con auto o autobus dalla capitale). Inoltre quella fu un’occasione per molti di sfruttare incentivi del Governo e della Regione per adeguare strutture non al passo con i tempi. Se vagamente le Olimpiadi si trasformassero in qualcosa di simile meriterebbero un’attenzione anche dalle associazioni di categoria della provincia di Latina.
Per leggere l'articolo al link originale, cliccare di seguito: http://www.h24notizie.com/2016/09/e-se-le-olimpiadi-di-roma-arrivassero-a-latina/
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Oltre Roma per il 2024 non può esserci un’altra città italiana ospitante, ma si potrebbe (ovviamente si tratta di un condizionale molto condizionale, tutt’al più auspicabile), far rimanere il nome e spostare altrove o almeno in parte il Villaggio Olimpico e le sedi delle principali discipline dei giochi. Una possibilità apparsa qualche giorno fa sotto traccia anche sulla stampa nazionale che, seppur smentita dal governo, lascia strascichi e commenti dei più disparati. Una possibilità nel caso non arrivi l’ok per i cinque cerchi dal Comune capitolino. Una voce quanto meno interessante, anche se forse impossibile, o quanto meno improbabile. Si dice che tale eventualità farebbe saltare quasi automaticamente la designazione, ma in molti sostengono non sia il caso di lasciare strade intentate.In realtà, però, i tempi tecnici per la comunicazione da parte del Comune di Roma potrebbero slittare ancora perché la scadenza di ottobre imposta dal CIO riguarda le rassicurazioni economico – finanziarie del governo, mentre per la presentazione del dossier definitivo se ne parla a febbraio 2017. Fino a quella data si può quasi tutto, persino spostare il Villaggio Olimpico e modificare i progetti delle strutture da costruire o adeguare. Della serie: si può cambiare tutto tranne il nome della città ospitante.
Eppure un’idea del genere Latina in qualità di Comune capoluogo, ma anche come territorio provinciale, non dovrebbe farsela sfuggire. Dopo tutto già ai giochi olimpici di Roma 1960 il canottaggio gareggiò in terra pontina, a Sabaudia. Si potrebbe ripartire da là, mentre Latina, potrebbe tranquillamente divenire il centro dei principali altri sport con la costruzione o l’adeguamento delle altre strutture necessarie. Un esempio su tutti potrebbe rappresentarlo il golfo di Gaeta, che per conformazione geografica sarebbe perfetto per ospitare le gare di vela. Tra l’altro garantendo un ottimo supporto logistico vista la presenza a Formia del CONI.
Il villaggio olimpico potrebbe essere collocato in una posizione a metà strada tra Latina e Roma, che va ricordato essere distanti in linea d’aria appena una cinquantina di chilometri. Distanza poco più di dieci chilometri superiore a quella massima dell’attuale progetto. Si parla del percorso che divide il villaggio olimpico dalla zona della Fiera di Roma. A guadagnarci sarebbero un po’ tutti. Dalla Capitale che non sarebbe totalmente assorbita dal caos, alle periferie, fino alla restante provincia di Latina, la quale seppur a fronte di un impegno di spesa, non potrebbe non vedere migliorare i propri servizi a partire dai trasporti, dai lavori infrastrutturali fino all’ovvia ricaduta economica. Un’ipotesi che metterebbe al centro anche il progetto di grande area metropolitana della quale la Capitale deve assumersi il ruolo di guida e coinvolgere anche la terra pontina che già si sente orfana di una Provincia che al momento esiste solo sulla carta.
Di reale non c’è nulla. Ma è un’idea che il neo sindaco Coletta, insieme alle amministrazioni dei Comuni limitrofi potrebbero valutare e studiare, sempre in caso Roma esprima il suo parere. Non sia mai che dai sette colli si arrivi, seppur per sbaglio in terra pontina, mettendo meglio a fuoco quei cinque cerchi che altrimenti seppur ad una sola ora di distanza dalla città eterna sarebbero sempre vicini cinquanta chilometri ma lontani anni luce di intasamenti sulla SR148 sempre al collasso e una linea ferroviaria perennemente in ritardo e insufficiente. Certo, tutto ciò vorrebbe dire (al di là di quale sarà la scelta della Capitale e la fantomatica idea di dislocare la sede), una grande attenzione al tema che in molti temono quando in Italia si parla di grandi eventi e appalti onerosi: ovvero quello della corruzione e delle tangenti. Però, è opportuno osservare come tutto rientrerebbe in una questione successiva alla fase di progettazione e soprattutto designazione.
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