mercoledì 2 aprile 2014

Lingua digitale

da www.26lettere.it

Scritto da Simone Nardone   
Mercoledì 02 Aprile 2014 15:09
La lettera cartacea è stata definitivamente sostituita dalla mail e glisms hanno in parte  preso il posto delle conversazioni telefoniche.Skype ha poi mandato in pensione l’innovativa proposta che non ha mai preso piede del videotelefono e infine Whatsapp ha abbattuto i muri dei confini geografici, portando la messaggistica interpersonale e di gruppi di persone sempre con se, attraverso dispositivi cellulari collegati a internet. Se a questo aggiungiamo che c’è un incremento di coppie che si conoscono sui social network e che Twitter e Facebook hanno smontato i protocolli istituzionali e politici ecco fatto. Ci manca solo che si usano questi strumenti per la selezione del personale…ops, già si fa con Linkedin. E’ il linguaggio del XXI secolo. Una lingua che cambia e con la quale si confrontano a difficoltà tutti coloro che sono nati nel secolo prima.



La domanda è: come può tutto questo sostituirsi al vecchio linguaggio del XX secolo, quando gli affetti si affermavano guardando l’altra persona negli occchi, dove i limiti territoriali erano il punto di forza o di debolezza di una relazione e soprattutto quando il vedersi era indice di qualità di rapporti interpersonali?

La risposta la stiamo vivendo ed ha varie sfaccettature. Perché se è vero che da un lato il linguaggio continua a mutare anche da un punto di vista professionale, è altrettanto vero che ad esempio cambia anche nell’ambito giornalistico. I cartacei in crisi diventano approfondimento e il web diventa il lancio di agenzia, la notizia stringata, quella che deve essere data prima degli altri. Ma non sempre è così, questo articolo ad esempio, manifesta che c’è l’eccezione che dipende dallo stile, dalle prerogative, dalle sfaccettature di un mondo che comunque cambia, anche nel suo linguaggio e lo fa a colpi di click e di touch, ormai.one e soprattutto quando il vedersi era indice di qualità di rapporti interpersonali?

Siamo sempre più asettici e meno profondi, denuncia qualcuno. Probabilmente non è del tutto falso, ma è il segno che il tempo passa. Dopo tutto la storia e lo studio del linguaggio nei tempi, ci insegna come quella che appariva all’epoca come una riforma non degna della lingua e delle opere, dal latino al volgare, alla fine ha prodotto la nostra lingua.

La difficoltà forse sta proprio lì. Sta nel fatto che bisognerebbe mantenere una sorta di “profilo” in ogni contesto o relazione. Ma le nostre vite sempre più frenetiche ci portano ad abbreviare tutto, dalla notizia alle parole, passando addirittura per le frasi quelle importanti, che sigillano le dimostrazioni d’affetto. Siamo schiacciati da un linguaggio che ci limita? Forse più probabilmente siamo osservatori e attori di una società che muta, anche attraverso il suo linguaggio, che a sua volta cambia per via dei mezzi di comunicazione che si utilizzano. Una lingua che cambia, una lingua che inizia ad avere il sapore, seppur limitato, dell’era digitale.