20 - 04 - 2014Simone Nardone
L’analisi
pre elettorale guardando ai principali leader politici italiani. La guida di
Renzi, la cavalcata di Grillo e la difesa di Berlusconi.
Le elezioni europee sono alle porte e gli obiettivi dei
principali leader dei partiti italiani iniziano a delinearsi all’orizzonte, tra
strategie elettorali e politiche di governo. (l'articolo completo su Formiche.net)
RENZI E LA FRAMMENTAZIONE DEL PD
Matteo Renzi gioca sulla sua immagine e sulle promesse, mantenute (in
prospettiva) anche se con qualche ritardo, rispetto al crono programma di
governo sul quale ha richiesto la fiducia alle Camere a inizio mandato. La sua
leadership ha il compito – almeno così pare stia interpretando il ruolo di premier
– di non far notare agli elettori le divergenze e la frammentazione insita del
Partito Democratico. Un arduo compito che ha visto sgretolarsi dirigenti di
ogni area e di ogni provenienza politica nel corso di questi otto anni e mezzo
del nuovo soggetto politico che ha visto riunire sotto la stessa bandiera post
comunisti e post democristiani. Un obiettivo, comunque, che al momento i
sondaggi e l’opinione pubblica sembra individuano sia raggiungibile, con il PD
che potrebbe – il prossimo 25 maggio – sfondare la soglia del 30% e accreditare
la figura di Matteo Renzi anche elettoralmente alla guida del Paese con un
mandato pieno e forte per completare, almeno ipoteticamente , il cammino delle
riforme.
GRILLO E IL CENTRODESTRA DA SUPERARE
Beppe Grillo, ha capito forse più di ogni altro come si fa politica
elettorale. Colui che vuole distruggere il modo di fare politica degli ultimi
vent’anni, continua a dimostrarsi il principale figlio del format usato da
diversi nel corso di questo ventennio. La politica delle accuse e quella delle
offese non lascia fuori nessuno dalla bagarre, riuscendo finanche a far
arrabbiare la comunità ebraica. Il gioco è semplice, come anche il presunto
obiettivo: incunearsi tra gli scontenti per recuperare potere elettorale e accreditarsi
come una delle maggiori forze del Paese. Lo slogan “Andare in Europa per
cambiare da lì l’Italia” è quasi paradossale, per chi continua ad accreditarsi
come forza “no Euro”, ma la linea marcata forse è più semplice delle
supposizioni. L’obiettivo non è diventare il primo partito. Compito troppo
difficile per chi fin’ora ha fatto capire di essere bravo solo a stare
all’opposizione a prescindere. Il fine, sembra quello di scavalcare il centrodestra
berlusconiano, perché è quello al momento il bacino di voti più facile da cui
attingere, insieme a quello leghista e secessionista. Arrivare secondi per far
paura e contare maggiormente in eventuali crisi di governo per provare a
vincere le successive elezioni, dove l’ipotetico Italicum non è detto diventi un
vero problema per i penta stellati. E quello slogan che da Bruxelles si possa
puntare a cambiare Roma, alla fine rischia di diventare l’esatto opposto, dove,
accreditandosi a livello internazionale possa diventare punto di forza per la
vera partita, quella che si gioca in casa.
BERLUSCONI ALL’ANGOLO
Silvio Berlusconi, dopo i servizi sociali rimane sempre più all’angolo. Forza
Italia e il suo leader continuano a contare gli addii e a capire come
affrontare una campagna elettorale che rischia di diventare una debacle, mentre
per la prima volta Berlusconi (Silvio) non sarà in lista in elezioni di portata
nazionale. Il nome nel simbolo può anche servire qualcosa a livello elettorale,
ma non di certo a livello politico. Colui che nel bene o nel male è stato il
principale leader politico, carismatico e mediatico degli ultimi decenni esce
di scena, screditato da una condanna, monco di un’ala dei moderati che l’ha
abbandonato e circondato solo di fedelissimi e “interessati”.
L’obiettivo è rimanere il secondo partito a livello
nazionale e fermare la trasfusione di elettori verso il più accattivante Renzi,
il più “rivoluzionario” Grillo e il più moderato Alfano. Un’impresa che rischia
di far sprofondare la seconda forza politica del Paese verso una terza piazza,
che rafforzerebbe la presidenza del consiglio targata Renzi e che farebbe in
modo che l’ex delfinoAlfano abbia
tutto il tempo di organizzarsi sul territorio evitando le solite minacce di
“elezioni subito”, con lo spettro di diventare da auspicante primo partito a
formazione di secondo livello sullo scacchiere nazionale.