C'era una volta l'antica Grecia e quella cultura dell'Polis, delle città, che poi erano dei paesini nella maggior parte dei casi, dove la piazza, l'Agorà
era concepita come il centro della città stato. Un centro non solo
urbanistico ma soprattutto politico e sociale, perché, in una società la
vita sociale migliora, si espande e cresce in base anche ai luoghi di
aggregazione. Dopo qualche millennio, alcuni pilastri della cultura
dell'antica Grecia sono talmente attuali da lasciare di sasso studiosi,
filosofi e storici, e da permettere a noi di renderci conto anche come
sono cambiate le cose. Fondi, ad esempio, che della cultura della
"Piazza" ne ha sempre fatto un pilastro della sua cultura sociale, si
ritrova, - come sottolineano spesso esponenti politici locali - una
delle più vaste aree pedonali della Provincia di Latina.
Peccato, però, che la politica in parte sia uscita dalla piazza.
Platone sarebbe probabilmente furioso al solo pensiero che in democrazia
la politica non si possa fare sul suolo pubblico perché lo statuto
comunale non lo prevede. Ma fortunatamente la politica, quella con la
"P" maiuscola non sono solo i comizi, sono anche i discorsi, gli
incontri, il raccontarsi di problemi e gli elementi di scontro e di
confronto in un pacifico dibattito, che nessuno può vietare. Poi c'è il
concetto di piazza, che nel corso dei secoli, anche rimanendo ancorato a
quel principio dell'antica Grecia si è un po' esteso e allargato. Al
tempo di Sparta e Atene, quando si parlava di agorà, si
intendeva la piazza centrale e centro della vita cittadino, che oggi
come oggi si fatica ad individuare anche a Fondi, dove davvero la vita
della "piazza", per quanto cambiato è rimasto vivo nella vita di tanti
cittadini. C'era un tempo, ormai lontano, dove questo punto centrale
della vita cittadina era inteso come il quartiere delle Benedettine,
della Giudea, ora riconsegnato in parte alla cittadinanza quasi come
vicolo da museo, per ricordare semplicemente quel che è stato.
Poi è
arrivato il momento del più affascinante Corso Appio Claudio, la parte
più storica del centro fondano, ora alla ricerca anche di una scossa
commerciale, malgrado per decenni sia stato il centro delle boutique più
rinomate. E infine Viale Viale Vittorio Emanuele III, quella che viene
ormai oggettivamente riconosciuta come la "piazza" fondana. Ma i più
piccoli, tra poco giovani e un domani adulti iniziano a individuare una
sorta di concorrenzialità con la nuova Piazza De Gasperi e il suo
contestatissimo anfiteatro. Perché se non è luogo di aggregazione quello
quale lo è dovrebbe essere? Il punto è che in una società che si
sviluppa con una città che cresce il minimo sarebbe pensare a nuovi
spazi di aggregazione nelle periferie, nei quartieri meno residenziali,
in modo tale di creare tante piazze, tanti luoghi di incontro per
migliorare il nostro vivere civile e sociale. Ma forse è inutile fare
questo tipo di ragionamento a Fondi, dove l'agorà, seppur nei
limiti e nei nomi che ha avuto, che ha e che avrà, rimane sempre luogo
di incontro e occasione per rivedere facce amiche e informarsi su ciò
che accade in paese. Un paese che non è più una polisma che ormai è una vera città.
di Simone Nardone
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