19 settembre 2019
di Simone Nardone
Più di qualcuno si aspettava, sicuramente non una rivoluzione, ma almeno lo spostamento di alcuni assetti politici nel Pd provinciale. Spostamenti, però, che al momento non ci sono.
Vuoi che l’esponente più influente del Pd renziano di Latina sia l’attuale segretario Dem provinciale, vuoi che prima di essere legatissimo a Renzi, l’ex senatore Claudio Moscardelli sia stato un punto di riferimento della corrente “Area Dem” che fa capo al ministro Dario Franceschini – oggi capo delegazione del partito di Zingaretti nel governo con i Cinque Stelle. Ma soprattutto vuoi che la mossa dell’ex premier Matteo Renzi per ora si presenta come una strategia di palazzo, volta a sostare numeri e seggi in seno ai due rami del Parlamento e solo successivamente sui territori. Ma non solo, ci potrebbe anche essere il rischio che la virata al centro dell’ex sindaco di Firenze possa “recuperare” esponenti di Forza Italia (magari anche pontini) in crisi d’identità con una base e troppi vertici che hanno abbandonato la rivoluzione liberale per seguire il nuovo leader di area Matteo Salvini.
L'articolo: https://www.h24notizie.com/2019/09/19/non-capisco-le-motivazioni-di-renzi-moscardelli-parla-di-unita-del-pd/
Tante, dunque, le motivazioni che sulla propria pagina Facebook Moscardelli dà per spiegare il suo – almeno momentaneo – “No” a Renzi. Una spiegazione politica che forse si è resa necessaria per precisare non solo che rimane nel Pd ma che ha tutte le intenzioni di continuarlo a guidare. Anche se non mancano frasi quali “ho grande stima di Renzi“, al pari di stoccate quali “non comprendo i motivi“. Ma le parole severe non sono solo per l’ex segretario, arrivano infatti accuse anche a Bettini e auspica un non ritorno di D’Alema e Bersani, quasi a segnare l’insofferenza dei moderati Dem in un partito che – dal loro punto di vista – rischia di guardare troppo a sinistra.
Tra le questioni toccate nel proprio post sui social, l’ex senatore pontino rivendica il ruolo di unità nel governo, messo in evidenza da diversi esponenti nazionali del partito.
“Ho grande stima di Matteo Renzi e non l’ho abbandonato all’ultimo congresso. Se deciderà di uscire dal PD non comprendo i motivi. La sua leadership è forte ed è uscita rafforzata da questo passaggio in cui il PD ha seguito la sua linea. Il Governo appena nato è un argine alla marea montante del nazionalismo carico di odio della Lega. Questa divisione non fa bene alla maggioranza e non credo alle separazioni consensuali in politica. Se andremo verso un proporzionale puro con sbarramento non ha senso dividersi. Serve un partito capace di prendere voti a sinistra e al centro. Più il partito sarà identitario e più sarà ristretto il bacino elettorale. Non ci sono elezioni alle porte. Renzi in Parlamento può svolgere una funzione alta di direzione politica nell’interesse del Paese, sostenere le riforme e le misure più importanti per il lavoro, per la crescita, per le famiglie e per la giustizia sociale. In tanti nel PD lo apprezzano. Non ci sono solo coloro che lo avversano. Trovo non convincente la tesi di Bettini che ritiene l’uscita di Renzi tutto sommato accettabile. Il PD a vocazione riformista ha conosciuto le migliori stagioni con Veltroni e Renzi. Il Bettini di oggi mi pare lontano anni luce dal PD del lingotto ed è ripiegato a sinistra – sinistra. Chi vuole il mescolamento con i 5 stelle non resiste alla tentazione del ritorno alla sinistra massimalista e di testimonianza. Tutto questo può dare linfa al progetto di Renzi. Spero non ci sia il rientro nel PD di D’Alema e Bersani che hanno affossato la riforma costituzionale nel 2016. Non sono sereno al riguardo. Vedremo le mosse di Zingaretti sul profilo del PD al governo e nella guida del partito”.Claudio Moscardelli su Facebook