lunedì 30 aprile 2018

Un Jovanotti è per sempre


Cos’è che stimola l’adrenalina? Spesso qualcosa di ignoto, o l’entusiasmo di rivivere un’emozione forte. E poco importa se di volta in volta cambiano i volti, passano gli anni, si annidano ricordi o suoni di melodie che raccontano di pagine strappate, segnate o appuntate della tua vita. Per me un concerto di Jovanotti è sempre qualcosa di unico. Lo è nell’attesa di raggiungere il luogo nella festa. Ma soprattutto nel riecheggiare le melodie in uno spirito di condivisione – perché puoi anche cantare a squarciagola tu e lo stereo dell’auto, ma non è la stessa cosa.

Poi c’è la musica, la festa, gli effetti speciali. Un dj che ha saputo trasformarsi in rapper, poi cantautore passando per un buon 80% di variegati generi musicali che accompagnano un parterre di spettatori che vanno dai sei mesi di vita a chi, per via del segno dei tempi arriva addirittura con il bastone.


Un concerto di Lorenzo è una festa, una carica incredibile di energia, passione, inno all’amore e dunque all’esistenza e alle sue emozioni. È un’esperienza che merita di essere vissuta, tra colori, immagini, balli, remix e qualche canzone che ha scandito parti della vita di ognuno di noi.

Ed è bello – permettetemi il gioco di parole – perché il bello è che non ti ci abitui mai. Perdi la voce sempre alle solite canzoni, urli agli “Immortali” come se quelle “corde vocali” da strapparti fossero le tue. Ti senti un “Ragazzo fortunato”, certo, come puoi non esserlo se sei lì da qualche parte a saltare come un bambino all’ “Ombelico del mondo”. Ma soprattutto puoi permetterti il lusso di piangere, perché alle emozioni di “Ti porto via con me”, ti senti come se Jovanotti lo stia dicendo a te e perché quel “Mi fido di te” è l’unica cosa che vorresti sempre dire ai tuoi compagni di viaggio.

A volte nelle piccole cose, o perché no in un concerto, c’è tutto. C’è talmente tanto che non ti bastano parole, immagini e musica per spiegarlo. C’è un sogno, c’è un’esplosione di colori come una pioggia di coriandoli di un “big bang” o di un semplice “Oh vita” che ci sta bene come il cacio sui maccheroni nei ritmi frenetici di ogni giorno. C’è tutto. Ma soprattutto c’è un senso di gratitudine, che ti lascia dire uscendo dal palazzetto e tornando nella baraonda di ogni giorno un pieno, unico ed inibitabile “Viva la libertà”.