Fino a ieri ero convinto che l’unico sistema partitico malato fosse quello italiano. Ma evidentemente la constatazione di diversi politologi che analizzano da qualche decennio la fluidità dei partiti e la scarsa radicalizzazione sociale, colpisce non solo il precario assetto istituzionale italiano, ma anche il più strutturato sistema francese.
Tutti sono rimasti sconvolti dello tsunami Le Pen, come se non fosse annunciato. È ovvio, oltre che politicamente condivisibile che in periodi di forti crisi a prevalere, o come in questo caso a guadagnare politicamente, sono i partiti più estremi sullo scacchiere. Ma fin qui nulla da obiettare. Più assurdo è notare nei servizi televisivi dei Tg italiani che per semplificare la questione della vittoria delle elezioni amministrative del Front Populaire, si parlava della storia e dei principali attori del partito di destra francese. Qua la questione era tutt’altro che politicamente logica. Perché se a ragione, il partito di Forza Italia del ’94 veniva definito un partito aziendale, quello del Front Populaire dovrebbe essere considerato uno strumento familiare. Non tanto per il nome e il legame di parentela diretto (padre-figlia) tra il fondatore e l’attuale leader, ma perché in due dei tre altri maggiori esponenti vincitori di questa tornata, ci sono la figlia di Marine Le Pen e la nipote. Come se Salvini (per usare un paragone simile), candidasse alla guida del Veneto e della Lombardia il figlio e il nipote. Ovviamente un’eventualità che si spera non accadrà mai.
Ma il sistema è strano non solo per il partito familiare. Riscontra un oggettivo corto circuito che rischia di favorire gli estremismi anche per la resa, o meglio, la strategia debole del Presidente socialista Hollande, che confida nei voti moderati di Socialisti e dei Popolari per evitare quello che vedono come il grande rischio, ovvero che Marine Le Pen possa salire all’Eliseo alle prossime elezioni presidenziali. Certo, se di strategia si parla, credo che la maggior parte degli elettori di questi due partiti siano orientati a una sorta di voto condizionato al ballottaggio che sposi la causa dell’appoggio al più moderato al secondo turno. Ma la strategia di Hollande di ritirare i candidati socialisti dal turno di ballottaggio delle amministrative, per favorire quelli del partito di Sarkozy rischia di continuare ad enfatizzare un sistema che non funziona.
È ovvio che per una serie di motivi, solo da ultimo la guerra all’Isis e gli attacchi terroristici al cuore di Parigi, vedono il presidente uscente in crisi di consensi. È opportuno che nelle democrazie moderne si applichi il principio dell’alternanza, ma è assurdo pensare che il partito socialista, per non vedere trionfare la destra di Le Pen debba elettoralmente non correre. Anche perché, oggi sono le amministrative, domani le Presidenziali. Dove paradossalmente il nemico politico Sarkozy potrebbe incredibilmente diventare il candidato da riportare, magari “turandosi il naso”, all’Eliseo al secondo turno.