sabato 19 dicembre 2015

Dal Porcellum alla Terza Repubblica

Il volume “Dal Porcellum alla Terza Repubblica” di Simone Nardone, uscito in questi giorni, è un interessante strumento per capire come è nato il sistema elettorale del dicembre 2005 e ome esso si è applicato alle varie tornate elettorali del 2006, 2008 e 2013. Il lavoro di Nardone confronta le varie esperienze elettorali con la formula prevista dalla normativa numero 270 del 2005 ed elabora le ipotesi di riforma che si sono rincorse in quegli anni, fino ad arrivare alla sentenza della Corte Costituzionale del 2013. Nelle conclusioni, l’autore spiega il perché il Porcellum sia stato uno strumento molto importante nel passaggio che sta avvenendo verso la Terza Repubblica italiana.

Il lavoro acquista spessore se si considera che gode della prefazione di uno dei più illustri politologi contemporanei, il professor Gianfranco Pasquino

Il volume digitale è acquistabile, già da qualche giorno, su tutti i principali book store nei più consueti formati utilizzati dagli e-reader in commercio. Da oggi è in vendita anche il libro cartaceo: l’anteprima nelle principali librerie di Fondi (Il Seme e Mondadori) in cui l’autore risiede. Già dai primi giorni del 2016, sarà possibile acquistare la copia cartacea anche su Amazon, in attesa della prima presentazione pubblica del volume che avverrà a inizio 2016.

Un po’ di storia

Il 21 dicembre di dieci anni fa la maggioranza parlamentare approvava la legge elettorale più criticata della storia repubblicana. Dopo otto anni dall’entrata in vigore, la Consulta definirà quella stessa legge incostituzionale, delegittimando (almeno in parte) quasi un decennio di vita politica del nostro Paese. 

Stiamo parlando della legge 270 del 2005, entrata in vigore il 31 dicembre dello stesso anno e decaduta dopo la sentenza della Corte Costituzionale del dicembre 2013. Per i meno informati, quella è stata la legge che ha disegnato il sistema elettorale conosciuto, anche per merito del politologo Giovanni Sartori e per demerito dell’ex Ministro Calderoli, con l’appellativo di Porcellum. Nel male e nel bene, quella legge elettorale, inserita perfettamente all’interno di un complesso meccanismo di transazione politica e partitica del nostro Paese, ha finito per rivoluzionare un sistema, che nella concezione di chi l’aveva pensata, doveva cristallizzare.

Il Porcellum a distanza di anni, potremmo dire che è stato lo strumento, forse sbagliato e sicuramente incompleto, che ha contribuito ad aprire la strada al un cambio di pelle del sistema politico italiano. Un cambio di pelle che mira diritto verso la Terza Repubblica.

Presentazione volume

Cosa sarebbe accaduto se nel 2006 si fosse votato con il Mattarellum? Chi avrebbe vinto le elezioni nel 2013, senza la comparsa dei Cinque Stelle? Come sarebbero disegnati oggi gli assetti politici italiani se nel 2005 non fosse stato approvato il Porcellum? A queste e a molte altre domande cerca di dare risposte questo libro. Una panoramica sui fatti politici e sulle esperienze elettorali con il sistema previsto dalla Legge 270 del 2005. Uno spaccato dell’Italia lungo dieci anni. Ma anche un’analisi su quello che è stato il sistema elettorale più criticato dell’epoca repubblicana. Un meccanismo che ha finito per rivoluzionare lo stesso sistema che avrebbe dovuto cristallizzare.

Estratto dalla prefazione di G. Pasquino

“Scoprire che la legge elettorale n. 270 del dicembre 2005, fortemente voluta e approvata dal centro-destra, giustamente definita Porcellum, ha soltanto una volta su tre, nel 2008, prodotto una cospicua maggioranza in entrambe le camere, pur riducendo il numero degli sgangherati partiti italiani, è sufficiente per darle una valutazione negativa, argomentata, netta e severa. […] Nardone analizza le proposte recenti, macchiate, come ho già notato, da partigianeria e anche da colpevole ignoranza dei precedenti. Il difetto più grave degli improvvisati riformatori elettorali è la loro intollerabile presunzione. Si ostinano a pensare che sanno fare meglio di quanto è stato fatto, e funziona da tempo, nelle democrazie parlamentari e semipresidenziali europee. […] Nardone ci porta fino a dove siamo arrivati, ma leggendo fra le righe, esercizio che consiglio anche ai lettori, si vedrà che con quello che è stato approvato, ma che già si suggerisce di ritoccare, non andremo da nessuna parte”.


SIMONE NARDONE, classe 1987 giornalista pubblicista. Laureato nel 2011 in Scienze Politiche presso l’ateneo di Roma Tre con una tesi in Sistema politico italiano dal titolo “La riforma elettorale del 2005, gli effetti sul voto e sul sistema politico”, relatore il professor Antonio Agosta. Parallelamente al percorso di studi, ha svolto esperienze professionali sulla carta stampata, in redazioni radiofoniche e televisive. Attualmente firma articoli per il portale Formiche.net e cura il blog personale. È alla sua prima pubblicazione.


GIANFRANCO PASQUINO (1942), attualmente professore emerito dell’Università di Bologna. Tra i fondatori della “Rivista Italiana di Scienza Politica”, ha anche diretto la rivista “Il Mulino”. Con l’omonima casa editrice ha pubblicato il suo primo lavoro nel 1970. Senatore della Sinistra Indipendente durante la IX e X legislatura (1983-1992), e dei Progressisti nella XII (1994-1996). Ha ottenuto tre lauree onorarie: dalle Università di Buenos Aires, di La Plata e dall’Università Cattolica di Cordoba. Ha svolto un’intensa attività pubblicista firmando numerosi editoriali su giornali come “Il Sole 24 Ore” e “La Repubblica”. La sua ultima pubblicazione datata febbraio 2015 edita da Egea si intitola “Cittadini senza scettro – Le riforme sbagliate”.