sabato 6 aprile 2013

Che saggezza...


Il rispetto delle istituzioni è alla base del rapporto democratico e guai a non avere rispetto e stima per la più alta carica del paese. Quando, però, qualcosa non funziona – a nostro dire – in democrazia si deve avere il coraggio educatamente di alzare la mano e dire: “Scusate, io non sono d’accordo”.

Se immaginiamo l’utopia della democrazia diretta teorizzata da Grillo e Casaleggio, come un social parliament, dove qualcuno propone un provvedimento e noi con un nostro post siamo pronti a votarlo o a rigettarlo, io avrei educatamente fatto capire al presidente Napolitano che la scelta dei 10 Saggi è fuori da ogni logica, nonché, - sempre a mio avviso – rischia di sfociare in uno strano precedente di forzatura istituzionale.

Per prima cosa, il compito del Presidente della Repubblica, come prescritto nella nostra Costituzione, è quello di individuare il soggetto politico al quale affidare l’incarico di formare il governo, senza particolari oneri aggiuntivi. Infatti, mentre in un primo momento, Napolitano ha giustamente affidato il mandato a Bersani seguendo la logica di dare mandato al leader con maggioranza relativa in Parlamento, ha poi “peccato”, nel non pretendere l’accettazione o il rifiuto dal segretario Pd.

Sostanzialmente, dalla seconda visita in poi di Bersani al Quirinale siamo entrati in una spirale di assurdità. Il leader Pd non ha rimesso l’incarico ufficialmente (la motivazione?), il Presidente ha deciso di fare un ulteriore giro di consultazioni per valutare se davvero non ci fosse convergenza (spettava a Bersani constatarla, no a Napolitano). Lo stesso Napolitano non ha affidato il nuovo incarico a nessuno, non mandando neppure Bersani alle Camere per chiedere la fiducia, ma, rullo di tamburi…ha formato due commissioni di “saggi” per abbozzare delle riforme che poi dovrebbe votare chissà quale strana maggioranza.

La domanda sorge spontanea: ma non è l’esecutivo a progettare le riforme? E a seguire: al Capo dello Stato, come previsto dal diritto pubblico, non spetta solo il compito di individuare chi deve formare il governo?

Anche perché, parliamoci chiaro, non c’è una maggioranza uscita dalle urne, nessuno è in grado di far accordare ideologie così diverse e ora i “saggi” dovrebbero trovare i punti di incontro per mettere d’accordo almeno due schieramenti tra Pd-Pdl-M5S per far formare un nuovo esecutivo? Sicuro che il lavoro di queste personalità non sia davvero inutile?

Senza considerare la prorogatio a Monti e al suo governo, prima delle elezioni ritenuto “tecnico”, dopo il voto rappresentante di una minoranza al quanto relativa del corpo elettorale italiano.  

Certo, nessuno pretende di entrare nei meriti che hanno portato il Presidente a queste conclusioni, ma in una crisi molto delicata come quella attuale, forse, - mio parere - non era il caso di sperimentare, si poteva affidare un nuovo incarico tecnico, almeno, prima di qualsiasi altra dubbia consultazione e conclusione; come in ultima istanza nell’impossibilità di sciogliere e Camere, si poteva provvedere ad una fine anticipata del settennato preparando di fatto ad una nuova consultazione elettorale.

Ma la storia è andata diversamente, e mai come ora spero che i risultati mi diano torto, ma sono molto, ma molto scettico.