Il rispetto delle
istituzioni è alla base del rapporto democratico e guai a non avere rispetto e
stima per la più alta carica del paese. Quando,
però, qualcosa non funziona – a nostro dire – in democrazia si deve avere il coraggio educatamente di alzare la mano
e dire: “Scusate, io non sono d’accordo”.
Se immaginiamo l’utopia
della democrazia diretta teorizzata da Grillo e Casaleggio, come un social parliament, dove qualcuno propone
un provvedimento e noi con un nostro post
siamo pronti a votarlo o a rigettarlo, io avrei educatamente fatto capire
al presidente Napolitano che la scelta
dei 10 Saggi è fuori da ogni logica, nonché, - sempre a mio avviso – rischia di sfociare in uno strano
precedente di forzatura istituzionale.
Per prima cosa, il compito
del Presidente della Repubblica, come prescritto nella nostra Costituzione, è
quello di individuare il soggetto politico al quale affidare l’incarico di
formare il governo, senza particolari oneri aggiuntivi. Infatti, mentre in un
primo momento, Napolitano ha giustamente affidato il mandato a Bersani seguendo
la logica di dare mandato al leader con maggioranza relativa in Parlamento, ha
poi “peccato”, nel non pretendere l’accettazione
o il rifiuto dal segretario Pd.
Sostanzialmente, dalla seconda visita in poi di Bersani al
Quirinale siamo entrati in una spirale di assurdità. Il leader Pd non ha
rimesso l’incarico ufficialmente (la motivazione?), il Presidente ha deciso di
fare un ulteriore giro di consultazioni per valutare se davvero non ci fosse
convergenza (spettava a Bersani constatarla, no a Napolitano). Lo stesso
Napolitano non ha affidato il nuovo incarico a nessuno, non mandando neppure
Bersani alle Camere per chiedere la fiducia, ma, rullo di tamburi…ha formato
due commissioni di “saggi” per
abbozzare delle riforme che poi dovrebbe votare chissà quale strana
maggioranza.
La domanda sorge spontanea: ma non è l’esecutivo a progettare le
riforme? E a seguire: al Capo dello
Stato, come previsto dal diritto pubblico, non spetta solo il compito di
individuare chi deve formare il governo?
Anche perché, parliamoci
chiaro, non c’è una maggioranza uscita dalle urne, nessuno è in grado di far
accordare ideologie così diverse e ora i “saggi”
dovrebbero trovare i punti di incontro per mettere d’accordo almeno due
schieramenti tra Pd-Pdl-M5S per far formare un nuovo esecutivo? Sicuro che il
lavoro di queste personalità non sia davvero inutile?
Senza
considerare la prorogatio a Monti e
al suo governo, prima delle elezioni ritenuto “tecnico”, dopo il voto rappresentante di una minoranza al quanto
relativa del corpo elettorale italiano.
Certo, nessuno pretende di
entrare nei meriti che hanno portato il Presidente a queste conclusioni, ma in una crisi molto delicata come quella
attuale, forse, - mio parere - non era
il caso di sperimentare, si poteva affidare un nuovo incarico tecnico, almeno,
prima di qualsiasi altra dubbia consultazione e conclusione; come in ultima
istanza nell’impossibilità di sciogliere e Camere, si poteva provvedere ad una
fine anticipata del settennato preparando di fatto ad una nuova consultazione
elettorale.
Ma la storia è andata
diversamente, e mai come ora spero che i risultati mi diano torto, ma sono
molto, ma molto scettico.