Pubblicato su 26lettere.it il 15 aprile 2013
Sono passati quasi
due mesi dalle scorse elezioni e come in uno dei
quei film gialli dove dalle prime scene già capisci chi è l’assassino, la trama
della politica italiana si è snodata perfettamente così come alla vigilia del
voto era stata pronosticata da numerosi esperti.
Dopo
cinquanta giorni di sostanziale “vacatio” dell’esecutivo, in quanto il governo
Monti si può limitare solo all’ordinaria amministrazione, domani a Montecitorio
inizia l’assalto al Quirinale.
Il
tutto nella follia più totale, dove, c’è chi decide di fare una consultazione
on-line per individuare il miglior esponente alla guida del Paese, e chi invece
ragiona ancora con vecchie logiche di accordi partitici, nel tentativo di
barattare il Quirinale con il governo.
Ma
siccome non c’è limite al peggio, succede anche che quei pochi nomi che si
fanno, giusti o sbagliati, buoni o cattivi che siano, sono più quelli che si “smarcano”,
che coloro che si dicono lusingati della proposta e pronti a issarsi a garanti
dello stato. Anzi, ci sono questi ultimi?
Prodi si smarca, dicendo che non è
candidato, i grillini individuano dieci nomi, ma la metà si auto escludono, Marini e Violante non parlano ma gongolano e gli
istituzionali del centrodestra nonché centristi Gianni Letta, Pisanu e Monti fanno finta di niente.
L’assalto
alla diligenza è dunque cominciato e poco conta che il Capo dello stato
dovrebbe essere il garante di tutti i cittadini e non solo delle forze
politiche. Certo, non sono decadute le candidature diRodotà e della Cancellieri,
ma è altrettanto difficile che a salire al Quirinale non sia qualcuno che già
si trova in Parlamento o che comunque ha vissuto intensamente i corridoi di
rami do governo, Camera o Senato.