In un tempo parallelo a quello del caldo del luglio estivo
nostrano, in un sabato di finali simile a quella della coppa del mondo in
Russia, mentre l’iniziativa principe della prima parte dell’estate locale volgeva
a termine, lo zar del Fondi Summer Pioggia, già pregustava – da organizzatore –
di assegnare dì lì a poco, medaglie e coppe a vincitori e vinti. Ma come
recitano celebri detti, “a poche cose non
si può porre rimedio…”, ed uno di questi è certamente il pianto del cielo. Tanto
che quella pioggia ha costretto alla sospensione del match. Tutti, come Collina
in quel celebre Perugia-Juventus osservavano al cielo e al campo con sentita e
vibrante tensione.
Un torneo da completare, le premiazioni da fare, ma ancor
prima, la corrente da staccare. Così accadeva che in un turbinio di dubbi
organizzativi si spegneva la voce narrante caratterizzante l’evento sportivo e
mondano. Ma proprio in quel momento un venticello caldo puliva il cielo tanto
da riprendere il gioco. La macchina riprendeva al contrario a macinare tempi e
a oliare meccanismi, ma al fischio di ri-inizio, il silenzio regnava nel teatro
fondano. Così, nel (non) suono dei microfoni e nella dinamicità delle azioni di
gioco di chi, era in campo per un posto sul podio, ecco una voce ritornare
ovattata. A microfoni spenti, sotto la tenda sahariana dell’organizzazione,
tutti capivano che non era un ritorno da quelle casse che ancora non potevano
ad emettere suoni. No, era altro: “Poi
prende la palla, si smarca e tira! Peccato, è uscita fuori”. Con gli occhi
sgranati di chi sembrava di aver osservato un mostro, le folle osservavano
l’urlo silenzioso per le orecchie di nessuno rimbalzare nel nulla. Il ghiaccio
scendeva sui volti vicini al commentatore sportivo e lui, preso da immensa
curiosità e paradigmi di infinita normalità osservava sicuro: “Non bisogna mai perdere l’allenamento”.
Che sia sogno, barzelletta o realtà, nessuno se non testimoni oculari non
vedenti o acustici non udenti, potrà mai certificare se effettivamente è andata
così.