martedì 17 dicembre 2013

Incostituzional-mente

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Scritto da Simone Nardone
  
Domenica 15 Dicembre 2013 16:23
Che il Porcellum fosse una “porcata” non c’erano dubbi, non fosse altro perché a definirla tale fu proprio l’allora ministro Calderoli che la legge aveva redatto. Sull’incostituzionalità espressa dalla Consulta, però, quanto meno sorgono dei dubbi.

Dubbi che in primo luogo, al contrario di quanto ha detto il Capo dello Stato e la stessa Corte Costituzionale delegittimano, almeno nello spessore istituzionale, i membri del Parlamento che tra l’altro sono gli stessi chiamati a scrivere il nuovo sistema per l’elezione di Camera e Senato.

Il punto è che ancora non conosciamo le motivazioni dei giudici della Consulta per capire nel merito come è stata presa la decisione, ma quel che sappiamo, come riportato dalle note stampa che sono seguite alla sentenza, la Corte ha definito incostituzionali sia il premio di maggioranza diverso tra Camera e Senato (nel primo caso assegnato su scala nazionale e nel secondo su base regionale) e soprattutto l’impossibilità di esprimere le preferenze da parte dell’elettore.

Il punto che lascia perplessi è il fatto che malgrado autorevoli giuristi e promotori del ricorso alla Corte Costituzionale, abbiano sollevato la disuguaglianza per l’elezione di Camera e Senato sulla base delle differenze del premio di maggioranza, non si riesce a capire dove poggi l’incostituzionalità. Nello specifico gli articoli 56 e 57 della Costituzione italiana che si riferiscono all’elezione dei due rami del Parlamento, accennano esclusivamente al fatto che i rappresentanti della camera bassa sono eletti in circoscrizioni sulla base dell’ultimo censimento, mentre quelli della camera alta sui limiti territoriali rappresentati dalle regioni. Da qui l’idea di favorire la formazione della maggioranza attraverso un premio, seppur diviso tra Camera e Senato. Più facile, forse sarebbe stato affermare che ad esempio ci fosse una disparità di cittadinanza e di criterio di eleggibilità per un elettore e un eletto della Valle d’Aosta e uno della Lombardia o del Lazio sulla base dell’articolo 48 quando definisce il voto “eguale”.

L’altro elemento in discussione è ancora più paradossale, perché qualora andassimo a rivotare senza la modifica dell’attuale normativa, con l’introduzione delle preferenze, diventeremmo l’unico Paese che prevede in un sistema proporzionale la possibilità di esprimere un nome e un cognome accanto al simbolo del partito. Sostanzialmente una cosa anomala, poiché nei sistemi elettorali proporzionali o si esprimono varie preferenze (in stile Prima repubblica italiana) o si opta sempre per collegi uninominali dove si vota o un candidato o un altro. Per assurdo, la nostra Corte Costituzionale con l’ultima sentenza, ha già rivisitato la tradizione storica del proporzionalismo europeo.

Così, mentre si spera che deputati e senatori riescano a mettere nero su bianco una nuova riforma elettorale, forse sarebbe il caso che l’Europa, inizi a valutare un’unitarietà se non di sistemi istituzionali (poiché andrebbe a modificare le Carte costituzionali dei singoli paesi membri), almeno l’uniformazione dei sistemi elettorali per eleggere i rappresentanti legislativi dei singoli stati. Dopo tutto, se arrivare all’elezione diretta del Presidente dell’Unione sembra ancora una cosa utopica,esprimere un parere o dare una direttiva ai paesi membri potrebbe rivelarsi un punto di partenza o almeno un’occasione per evitare che si stravolga anche la prassi e la consuetudine storica dell’intero continente.