Cinquant’anni. Quando la storia invecchia e non se ne accorge. Come si può dimenticare quel 22 novembre del 1963.
La storia lì a Dallas è cambiata, senza ombra di dubbio. L’uccisione di Kennedy ha segnato uno spartiacque nel XX secolo. Gli Stati Uniti d’America hanno cambiato volto, ma non solo. Difficile sapere come sarebbe stato iniziare il XXI secolo se poco dopo la metà del secolo precedente Lee Ostwald non avrebbe premuto il grilletto.
Possiamo immaginarlo, come ha provato a fare Stephen King in uno dei suoi ultimi e più avvincenti romanzi, “22/11/’63/”, ma non sapremo mai come realmente sarebbero andate le cose se John Fitzgerald avrebbe finito il suo mandato e fosse stato rieletto come uomo più potente del mondo alla Casa Bianca. L’avvincente scritto fantascientifico di King lascia l’amaro in bocca proprio per quello, perché non sappiamo – e mai lo sapremo – se ciò che hanno vissuto i nostri genitori negli anni ’80 e ’90 e noi oggi sarebbe realmente stato così, o se al contrario, nelle pieghe della storia il lenzuolo temporale si sarebbe avvolto in modo tale da creare un’epoca molto migliore o peggiore di quella che stiamo vivendo.
Quello che è certo è che l’attentato al presidente Kennedy, che cade con un anniversario di cinquant’anni, proprio quest’oggi, è stato un Evento con la “E” maiuscola tanto nel presente di allora quanto in quello di oggi. Nella giornata odierna, come succede per le grandi notizie che hanno sconvolto la storia, tutti coloro che erano in vita allora, oggi ricordano dove erano, con chi erano e cosa hanno provato in quei giorni. La storia, però, che è stata amara con l’attentato a Kennedy, oggi mette in evidenza nervi ancora scoperti nella cultura e nella società americana. Ci si continua ad interrogare se sia stato realmente Lee Ostwald a premere il grilletto, se abbia operato da solo o se incaricato da qualcuno. Se sia stato un complotto o un atto di un mitomane. Questo, mentre Dallas attende ancora il “perdono” dell’intera nazione per essere stata dapprima “ostile” alla presidenza Kennedy e poi teatro del terribile accaduto.
Ma soprattutto in molti si domandano se Obama, oggi, senza la morte di quel presidente,dopo meno di cinquant’anni sarebbe potuto diventare il padrone di casa di quella curiosa quanto importante abitazione di Washington.
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