lunedì 27 gennaio 2014

Vent'anni di speranza e oltre

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Scritto da Simone Nardone
  
Lunedì 13 Gennaio 2014 20:14
Basta guardarti indietro per capire che alcuni giorni, all’apparenza simili a molti altri, scrivono la storia. Era il 13 febbraio del 1994, precisamente venti anni fa. Carlo Azelio Ciampi rassegnava le dimissioni da presidente del Consiglio dei Ministri e contestualmente si apriva la strada per la nascita di quella Seconda Repubblica già in fase di gestazione, che avrebbe visto la luce da lì a qualche mese con le elezioni Politiche della primavera.
Era la fine di un’epoca, e per quanto in molti già si rendessero conto che molto stava cambiando nello scenario politico italiano, in pochi forse, si attendevano la rivoluzione che stava portando per la prima volta nella storia repubblicana il centrodestra al governo e il principio di alternanza nell’esecutivo del Paese. Erano ancora gli anni concitati dei processi per tangenti, e l’Italia guardava, nonostante tutto, fiduciosa al proprio futuro.
E’ l’ottimismo, probabilmente, che contraddistingue il popolo italiano, perché nonostante tutto alla fine si crede che si può stare meglio. Oggi come allora, la speranza dell’uscita da una crisi politica illude del miglioramento di una crisi valoriale economica e sociale senza precedenti.
Allora, il vuoto politico che si stava venendo a creare fu colmato da un nuovo e rivoluzionario concetto di politica. La medianicità entrava in modo dirompente nelle vite degli italiani, e da lì a qualche anno il concetto d’Europa sarebbe divenuto la parola d’ordine di una “garanzia” che solo la crisi economica del nuovo millennio poteva riuscita a mettere in difficoltà.
Adesso come allora, viviamo di un governo che non ha colore politico. Oggi, come ieri guardiamo al futuro con l’ottimismo che spinge a non credere che al peggio non c’è mai fine. Dopo vent’anni, infatti, l’Italia si ritrova in preda a ulteriori cambiamenti di una società che continua a mutare sia politicamente che socialmente e che non riesce a fare della ricchezza del tessuto socio-produttivo anche quello economico.
Gli anni passano, e forse la fortuna è proprio che gli italiani, la speranza non l’hanno persa. Dopo tutto, come affermava secoli e secoli fa Cicerone Finché c’è vita c’è speranza”.