giovedì 14 gennaio 2021

La democrazia non si ferma...dicono


C'è una frase su tutte della giornata di ieri che mi ha lascia perplesso: "La democrazia non si ferma in nome del virus". A pronunciarla è stato Matteo Renzi facendo dimettere le "sue" ministre e innescando la crisi di governo.

Mi lascia interdetto perché nonostante dica del vero, porta con sé tanto altro. Provate a dire che la democrazia non si è fermata ai molti lavoratori che si sono dovuti fermare a causa del virus, agli studenti ed insegnanti che stanno compiendo sacrifici immani, ai medici, agli infermieri e al personale sanitario a cui abbiamo detto (in alcune occasioni) che non si potevano curare tutti coloro che stavano male o a chi ha perso qualcuno in questo anno a causa del Sars-Cov-2. Provatelo a dire a loro.

Nonostante ciò, se ancora oggi accettiamo restrizioni e provvedimenti che oggettivamente non possono che andarci stretti, è in nome di quella democrazia, che non si è mai fermata, anche senza una crisi di governo. Perché la libertà nelle democrazie liberali come la nostra ha un prezzo e questo prezzo si chiama equilibrio.

La nostra Costituzione si basa su pesi e contrappesi per cercare proprio quell'equilibrio che è sale di ogni democrazia. Uno di quegli equilibri, probabilmente uno dei principali, è dato dal peso della politica. Proprio lei, però, che invece si è fermata. Uno stop non avvenuto in nome del virus ma per un'incapacità di sintesi di cui è stato vittima e carnefice anche lo stesso Renzi quando era premier.

È fuori luogo - e anche fuori tempo - creare una crisi di governo perché si è minoranza nella maggioranza. Soprattutto lo si è lasciando aperte porte su rimpasti, ipotesi di lasciare lo stesso presidente, e persino la stessa maggioranza. È fuori luogo perché nell'emergenza si cerca sintesi, fiducia, compattezza e rassicurazioni da chi governa: in una parola si cerca responsabilità, che si fatica a scorgere. Non ne faccio un discorso di parte, ma di buon senso. Se si hanno problemi di contenuti si pongono le questioni nelle sedi opportune, non si fanno dimettere i ministri del gruppo in una conferenza stampa. Non si parla di rispetto delle "liturgie" istituzionali, enfatizzando quelle che sembrano vere e proprie manovre di palazzo, legittime, ma difficilmente condivisibili.

Ma soprattutto, è fuori luogo perché fuori da quei palazzi, la gente ha paura, ha fame, perché ogni giorno contiamo in media circa 500 morti a livello nazionale. Nel Conte II, non hanno funzionato tante cose, la comunicazione in primis sono d'accordissimo. Possiamo essere d'accordo anche che non si gestisce così un'emergenza, ma sicuramente non la si risolve con una crisi politico-istituzionale senza aver prima cercato soluzioni.