Premetto, di mestiere io informo non faccio né il virologo, né il ricercatore, né tanto meno mi occupo di farmacologia. Per consuetudine professionale sono abituato a cercare e appurare le fonti e scrivere o dare notizia quando queste sono comprovate.
Dato per assodato questo, per me, per i miei cari, per gli anziani e i bambini e per qualsiasi affetto ho il desiderio che la parentesi storica della pandemia da Covid-19 si chiuda il prima possibile. Come tanti di voi ho voglia di stringere mani e abbracciare affetti e ancor più vorrei non pormi come limiti comportamentali le abitudini di altre persone e i luoghi maggiormente frequentati. Per questo tutti - o quasi - aspettiamo il vaccino e le cure.
Per gli stessi motivi che ho spiegato prima sapevo che quando sarebbe arrivato il momento delle fiale, dei farmaci e delle siringhe sarebbe ricominciato lo stupido e insensato discorso sul "vaccino sì" "vaccino no", come se non ci fossero ricerche, test ed enti preposti a garantire efficacia e sicurezza (tra l'altro con standard molto più alti che in altre parti del mondo).
Bene, oggi si torna a parlare di "fasce" della popolazione che potrebbero conoscere l'obbligo vaccinale, mentre per tutti gli altri potrebbe essere fortemente raccomandato. Sinceramente tutto ciò mi pare una discreta follia.
Per questo, pongo una riflessione che credo doverosa: non ci siamo posti il problema - sacrosanto a mio avviso - sulle libertà individuali e collettive, imponendo lockdown e restrizioni uniche nella storia recente in nome della salute pubblica e nello stesso nome lasciamo libertà di scelta su ciò dovrebbe aiutarci a risolvere il problema? Come se avessimo dato più importanza alla situazione tampone che non alla soluzione definitiva.
Scusate ma non vedo il nesso, oltre a notare una certa miopia politica e soprattutto amministrativa in tutto ciò.