domenica 1 novembre 2020

Covid-19, e la sfida nella parità (anche anagrafica)


Indiscrezioni, sì l’emergenza Covid-19 continua a mettere in evidenza tutti i limiti del nostro sistema decisionale, istituzionale e ancor più comunicativo. Per l’ennesima volta parliamo di quello che potrebbe essere, senza sapere se questo si trasformerà in ciò che effettivamente sarà, dimenticando anche i risvolti emotivi e sociali di queste ipotesi.

Passati mesi e mesi dall’ inizio dell’emergenza, sembrerebbe – con gaffe al seguito – che l’unica cosa facile da partorire è che gli anziani devono stare a casa. Immagino quando questo sia stato spiegato al Comitato tecnico scientifico, l’avranno presa un po’ come quella sensazione che precede la vittoria del Nobel.

Il problema, pare, siano gli ultrasettantenni che dobbiamo – pardon, dovremmo, sempre per via del condizionale – tutelare per evitare perdite troppo importanti. Nel frattempo, tra una restrizione, qualche tafferuglio, una incomprensibile non condivisione né politica né istituzionale e una ancor meno comprensibile insensibilità sociale, così li preserveremmo dai rischi di salute, e il sistema Paese da quelli economici.

Senza entrare nel paradosso dell'equiparazione di tutele, per capirci, domando, come li dovremmo tutelare: isolandoli in casa dove ci sono giovani che vivono con loro? Li dovremmo chiudere in strutture per anziani, ovviamente senza personale sanitario per evitare il contagio? Come se la responsabilità dei risultati di qualsiasi restrizione passi da una responsabilità tra generazioni, che fino ad ora, tra l’altro, non sembra ci sia stata. Come se la responsabilità sia qualcosa che si possa legare a quella anagrafica.

Se così fosse non solo ho fortissimi dubbi personali che così agendo potremmo riuscire a tutelare l’economia ed evitare lockdown generalizzati più o meno lunghi, ma vorrebbe dire consegnare la resa al virus. Qualora qualcosa di simile avvenga, avremmo semplicemente detto che le nostre regole, le nostre tutele e i nostri principi etici e morali non contano. Avremmo iniziato a differenziare la popolazione, oggi per età e domani?