E’ andato via, questa volta per sempre. Pietro Igrao, forse il più illustre dei cittadini della nostra zona si è spento a Roma. Ma come tutti i grandi della storia con la scomparsa dell’uomo, non muore la sua storia e soprattutto il suo pensiero.
Non ho avuto l’onore di conoscerlo personalmente, ma a volte non serve neppure quello. Ingrao, con i suoi cento anni di vita ha visto cambiare un mondo e un Paese. L’ha visto dilaniarsi dalla guerra, rimboccarsi le maniche per la ricostruzione e impoverirsi per colpa della mala politica. Ha visto, commentato, combattuto e rimproverato, con sguardo severo e pugno chiuso, per anni. Poi, si è rimesso alla vita privata. Un uomo normale, come tanti. Un Uomo con la lettera maiuscola, prima che uno dei padri della nazione e un politico, che al di là delle ideologie, era rispettato da tutto l’emiciclo. Ingrao ha rappresentato da sempre la sinistra del Partito Comunista, e anche quello della sinistra in generale quando la falce e il martello sono scomparsi dalla politica italiana.
Probabilmente, non avrei trovato mai nulla, o quasi, in sintonia con il suo pensiero politico, così profondo e allo stesso tempo così di parte. Ma ci sono degli uomini, che prima di essere rappresentanti di un gruppo, di un partito, di un’ideologia, sono uomini. E con Ingrao, se ne và un altro, forse l’ultimo baluardo di quella bella politica dell’inizio della Prima Repubblica che ha fatto l’Italia, quella vera.