sabato 6 febbraio 2016

La chiamano libertà di coscienza

La questione del Ddl Cirinnà sulle unioni civili sta rendendo viva quella spaccatura sempre più evidente tra la concezione “partito” vecchia maniera, ovvero quella del soggetto politico con una chiara visione e posizione su ogni argomento o questione sociale, e quello che oggi è diventato lo strumento partito. La decisione di Grillo di lasciare “libertà di coscienza” ai suoi sul provvedimento sulle unioni civili è l’ultimo atto della questione morale in politica. Ma con questo non sto certo prendendo una posizione contro il Movimento Cinque Stelle. Già Forza Italia e a suo modo il Partito Democratico avevano espresso la stessa posizione. Una scelta obbligata, per non spaccare gli schieramenti e rischiare di farne trovare di nuovi e trasversali in Parlamento.

Una situazione tristemente delicata. Dico tristemente, non perché sia un problema lasciare libertà di coscienza ai propri parlamentari, ma perché lo si fa solo in situazioni in cui si parla di valori, etica e morale. Certo, sarebbe opportuno capire perché di quella libertà di coscienza non ce se ne ricordi, o lo si fa a macchie di leopardo, quando si votano autorizzazioni a procedere contro parlamentari inquisiti o provvedimenti che semplicisticamente definisco, forse vergognandomene, “salva Casta”. 

La libertà di coscienza, a mio parere è una questione che in una democrazia parlamentare deve regnare sovrana ad ogni voto, in ogni circostanza, perché in politica nelle democrazie moderne, qualsiasi voto può presentare questioni in cui un singolo parlamentare si può trovare in disaccordo con il proprio gruppo, con il proprio partito. Qualsiasi, con la sola eccezione del voto di fiducia sul programma di governo, perché quello è un palese voto politico. 

Il problema che meriterebbe un approfondimento e una riflessione accurata è che si torna a parlare di “libertà di coscienza” solo quando si mettono al centro le questioni etiche e morali. Facendo in questo modo sempre più evidenziare che i partiti, che bisogna ricordare rimangono gli attori principali della politica democratica, spesso o troppo spesso finiscono per pensare alla gestione degli interessi, più che alle questioni valoriali. Certo, la politica è anche gestione di interessi, sarebbe utopistico affermare il contrario, ma se parliamo solo di interessi, mettendo da parte l’etica e la morale, siamo proprio sicuri di stare parlando ancora di Politica? Io personalmente nutro forti dubbi a riguardo.