Spiegare qualcosa in modo soggettivo, ma con un’attenzione oggettiva appare impossibile, o quanto meno difficoltoso. A maggior ragione se lo si deve fare con dei parametri auto imposti (circa 600 battute), e se devi andare a rispondere ad una domanda complicata da un punto di vista assolutistico: quella del “cos’è?”. Cercherò con questo stile e in questa specie di rubrica di dire la mia su tutto, o quasi. Cercherò di seguire indirettamente i principali fatti del giorno, le grandi tematiche e le corde emotive della mia personalità. Lo farò mettendo per iscritto qualche voce di un vocabolario come non ne avete mai letti, e io mai scritti.
PAURA
Da piccoli si ha paura di cose grandi, indefinite, come il buio, il rimanere soli. Da grandi si ha paura di cose piccole, come se temessimo in ogni respiro, che un granello di sabbia possa creare una crepa nel cristallo delle nostre esistenze. La paura è insita in ogni essere vivente. È una percezione, un grado di giudizio verso qualcosa che noi giudichiamo pericoloso. Ma senza paura non avremmo la misura dei nostri limiti e quindi non potremmo provare costantemente a superarli. Senza la paura non esisterebbe il coraggio.
POLITICA
PREGIUDIZIO
ASSENZA
L’assenza è qualcosa che percepisci solo quando non c’è. Il principio della percezione e come quando dai tutti gli ingredienti di una torta per scontato, poi ne togli uno e assaporando capisci che manca qualcosa. A quel punto diviene un tormento l’idea di capire cosa manca, cosa è così importante pur di tornare all’idea di riuscire ad assaporare quello che prima aveva un gusto unico, e che ora a causa di quell’assenza non ce l’ha più. Forse proprio in quel momento, quando isoli quell’ingrediente che manca e che senti così importante, così tuo, che ritieni di aver superato lo shock. Ma è lo stesso momento in cui riesci a capire che niente riempie quel vuoto, per quello si chiama assenza.
CURIOSITÀ
Probabilmente non nasciamo curiosi, ma lo diventiamo quasi subito. Negli stimoli del mondo che ci circonda assorbiamo talmente tante informazioni che la curiosità, implicita o esplicita che sia, ci caratterizza poi per tutta la nostra esistenza. L’innamorarsi di viaggi, film, musica, letture o qualsiasi altra passione, equivale a sperimentare la nostra sete di ciò che è diverso, e, che ci spinge ad essere appagati solo se beviamo a quella sorgente. Il paradosso, la bellezza della nostra diversità, è che ognuno di noi lo fa in modo diverso, trasformando le infine sfumature del nostro essere in ciò che di più curioso non si può cercare: la realizzazione personale nel fare ciò che ci rende unici.
DEDIZIONE
CURIOSITÀ
Probabilmente non nasciamo curiosi, ma lo diventiamo quasi subito. Negli stimoli del mondo che ci circonda assorbiamo talmente tante informazioni che la curiosità, implicita o esplicita che sia, ci caratterizza poi per tutta la nostra esistenza. L’innamorarsi di viaggi, film, musica, letture o qualsiasi altra passione, equivale a sperimentare la nostra sete di ciò che è diverso, e, che ci spinge ad essere appagati solo se beviamo a quella sorgente. Il paradosso, la bellezza della nostra diversità, è che ognuno di noi lo fa in modo diverso, trasformando le infine sfumature del nostro essere in ciò che di più curioso non si può cercare: la realizzazione personale nel fare ciò che ci rende unici.
La dedizione è fare un qualcosa con amore. Spingersi, andare oltre. Continuare a prodigarsi; ma farlo perché si tiene alla causa. È là il nocciolo della questione. Si possono fare tante cose nella vita come in una giornata. Si possono svolgere tanti compiti e farli bene, in modo davvero ottimale, forse persino eccellente. Ma non tutto si può fare con dedizione. Perché la dedizione si distingue da tutto il resto per via della passione. Quella semplice incommensurabile differenza che ti fa fare meglio qualsiasi cosa, persino quella che non riesci a digerire.
DUBBIO
Il dubbio sorge nel momento in cui non siamo sicuri di qualcosa. Si annida nelle ombre della nostra anima e tra le paure più remote, o ancora nelle insicurezze. In quel momento in cui ci poniamo la domanda “è giusto così?”. Nel quesito, nel senso stesso della questione si pone un’alternativa che ci obbliga ad un confronto con noi stessi. Una forma mentis con la quale ci hanno educato su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Peccato che alcune questioni, seppur non tutte, non hanno la fortuna di essere assoggettate a quelle due categorie e l’essenza stessa del dubbio viene meno.
ECONOMIA
Quando l'etimologia inganna: casa. Ma può essere "legge", sa diventare studio; spesso addirittura ingrossata per chi le tasche le ha già piene, o svuotata, per chi al posto che le tasche ha dei buchi nei pantaloni. Oggi la parola Economia meriterebbe di essere divisa in tre tronconi: eco-no-mia. "Eco", perché un'economia che non guarda all'ecosostenibilità appare come follia per il futuro. Perché il mercato ha bisogno di dire dei "no", perché solo attraverso questi si può far in modo che in esso non regni l'anarchia. E "mia", perché se c'è una cosa che il passato in un senso e il presente in un altro, ci hanno insegnato, è che senza diritto di proprietà non esiste stimolo, si svilisce l'ingegno, si cade nello stesso oblio dell’eccesso di ricchezza. Per questo c’è quel “no” nel mezzo, per superare gli squilibri.
FORZA
La forza abita in noi come il coraggio e la paura. È in essa che risiede la caparbietà di andare oltre le situazioni. La forza non serve a cambiare le cose, ma è determinante per poterle superare. Non è solo di “peso”, dove la testardaggine aiuta ad essere dirompenti. Perché si è forti, seppur spesso ce ne dimentichiamo, anche quando sappiamo stare, rimanere e temprarci in situazioni scomode. È forza accettarsi e accettare altri ed altre cose. Quello che appare come debolezza, infatti, spesso è forza, anche perché senza le sconfitte, senza le paure e senza il coraggio di affrontarle non si arriva a capirne l’essenza.
MEMORIA
La memoria è ciò di cui abbiamo bisogno per non dimenticare il passato. Se volessimo parlare in termini contemporanei, rappresenta la versione umana di un piccolo hard disk, in cui inseriamo di volta in volta qualche malefatta compiuta dal genere umano. Avere memoria, vuole anche dire non essere proiettati verso l’ignoto, ma sapere da dove si viene per poter immaginare dove si va. Sviluppare una consapevolezza della memoria è una sensibilità che non tutti hanno il dono di conoscere. Eppure è lì che risiede la nostra umanità ed umiltà: conoscere la storia generale e particolare di ognuno di noi e attraverso di essa, leggere il presente.
NORMA
La norma (giuridica) è una disposizione di legge. Un atto o un comportamento che noi riconosciamo come generalmente riconosciuta. Ciò non sempre significa che tendiamo a rispettarla, a contestarla o a convincerci che sia “giusta”. Effettivamente anche i peggiori regimi avevano leggi e norme, non tutte condivisibili. La verità è che noi, con il nostro universo interiore, le nostre convinzioni e il nostro essere, tendiamo a concorrere sulla funzione legislativa. Per questo decidiamo deliberatamente di non rispettare dei precetti. Curioso come tutti, persino i moralisti, anche inconsapevolmente, tendiamo a non rispettare delle norme.
PAURA
Da piccoli si ha paura di cose grandi, indefinite, come il buio, il rimanere soli. Da grandi si ha paura di cose piccole, come se temessimo in ogni respiro, che un granello di sabbia possa creare una crepa nel cristallo delle nostre esistenze. La paura è insita in ogni essere vivente. È una percezione, un grado di giudizio verso qualcosa che noi giudichiamo pericoloso. Ma senza paura non avremmo la misura dei nostri limiti e quindi non potremmo provare costantemente a superarli. Senza la paura non esisterebbe il coraggio.
POLITICA
C’è chi la definisce come la gestione degli interessi, intesa come luogo di incontro tra pubblico e privato. Chi l’ha spiegata come un servizio da svolgere verso gli altri. Chi crede che ogni attività volta al raggiungimento di uno scopo sia politica. Ma quella con la “P” maiuscola a mio parere è un’arte, più che una scienza. La politica è il mondo che ci circonda e che parla di ciò che è di tutti. È la profondità dell’interesse generale e non personale. È l’unico strumento per far sì che la politica si possa fare, perché quando gli interessi personalistici sovrastano quelli generali, perdono tutti. E quando perdono tutti, ne esce indebolita anche la politica, la democrazia.
PREGIUDIZIO
Dare un giudizio in forma preventiva è alla base del nostro sistema cognitivo. Tutti lo facciamo, spesso inconsciamente ma lo facciamo. Allo stesso tempo non sopportiamo quando altri ci giudicano a prescindere. Ovviamente non è un bene vivere di solo sesto senso. Sono i fatti, non le sensazioni, a discernere il bene dal male, il giusto dallo sbagliato. Oggi in un mondo che ha paura, guardare con gli occhi interiori dimenticandosi di osservare le persone per quello che sono è terrificante. Si dimentica di dare fiducia. Socialmente, forse, si muore un po' di più ogni volta che si da un giudizio senza fidarsi del mondo, dell’altro.
RESPONSABILITÀ
SCRIVERE
Lo si può fare con una penna, anche se oggi spesso lo si fa con le iniziali QWERTY di un dispositivo elettronico. Anticamente lo si faceva sulla sabbia, su pergamena e alcuni per onore l’hanno fatto con il sangue. Io personalmente lo faccio come mi capita, e forse con nessuno degli strumenti elencati. Prima di scrivere con qualcosa, infatti lo si fa con la mente e a volte persino con il cuore. Solo in quel modo riesci a pesare sulla bilancia del tuo io le giuste parole che rimangono scritte sulla pagina di un piacevole foglio bianco, o che sembrano aggrappate ad un fuggente pixel di uno schermo touch.
SPERANZA
STORIA
Una memoria, un ricordo scritto. Una trascrizione di qualcosa accaduto. Il rivivere attraverso una testimonianza un pezzo dell'esistenza impersonale del genere umano, del nostro pianeta; di ciò che è conosciuto. Non una materia, seppur troppo spesso servita a porzione. La storia è un diritto di conoscenza, un dovere verso i posteri, una responsabilità verso i contemporanei, un vaccino verso gli errori. La storia ha un potere; a volte viene strumentalizzata, altre dimenticata, raramente rivisitata. Rappresenta un frammento di ciò che siamo stati, un assaggio di quel che saremo.
USCIRE
Si esce sempre da qualcosa o da un luogo in cui non si sta bene. Basta pensare le sere d’inverno, mentre fuori piove e fa freddo, quando la voglia di uscire di casa diventa praticamente nulla, allora si sta. Anche quando stare significa soffrire, voler fare altro. D’estate, contrariamente, il caldo insopportabile ci porta ad uscire. In generale, anche nelle situazioni usciamo quando queste non ci stanno bene. Qualcuno potrebbe obiettare che a volte si esce per necessità, ma dopo tutto cos’è la necessità se non il senso di insoddisfazione che non riesce a farci stare dentro mentre fuori piove? E se dovesse piovere anche dentro? Meglio comunque avere un tetto malconcio, che una pioggia battente sopra la testa.
VOTO
Principale strumento di partecipazione. Votare è alla base della democrazia e strumento utile all’utilità di un sistema politico, qualsiasi esso sia. Il voto è l’unico elemento del processo elettorale che anche se singolo e anche dove limitato, da la possibilità al cittadino di essere parte di un qualcosa. È con il voto che si legittimano dei poteri, ma è sempre con il voto che si esprimono delle divergenze. È attraverso il voto che si certificano delle rivoluzioni. L’espressione di voto è talmente importante, che per questo dovrebbe essere libera e segreta. Un concetto tanto delicato quanto costantemente sotto attacco da nuove forme di autoritarismi extra politici che vedono la privacy e la riservatezza come un termine come un altro.
RESPONSABILITÀ
Non nasciamo responsabili, lo diventiamo. La responsabilità è qualcosa che cresce insieme alle botte che prendiamo quotidianamente, facendo il giro sulle macchine da scontro della vita. Essere responsabili significa assumerci un impegno, spesso morale. Portare a compimento qualcosa che riteniamo importante, o doveroso fare. È come un sentimento, cresce con noi e ci pervade l’animo, giorno per giorno. Qualcosa che non può tornare indietro, che non sa arretrare. Non si può essere responsabili a fasi o a giorni alterni. O lo si è, per qualcosa o per qualcuno, oppure no.
SCRIVERE
Lo si può fare con una penna, anche se oggi spesso lo si fa con le iniziali QWERTY di un dispositivo elettronico. Anticamente lo si faceva sulla sabbia, su pergamena e alcuni per onore l’hanno fatto con il sangue. Io personalmente lo faccio come mi capita, e forse con nessuno degli strumenti elencati. Prima di scrivere con qualcosa, infatti lo si fa con la mente e a volte persino con il cuore. Solo in quel modo riesci a pesare sulla bilancia del tuo io le giuste parole che rimangono scritte sulla pagina di un piacevole foglio bianco, o che sembrano aggrappate ad un fuggente pixel di uno schermo touch.
SPERANZA
Tutti hanno il sacrosanto diritto di sperare. La speranza è
un sentimento, perché chiunque riempie di contenuto un’azione ne sancisce la
profondità. Sperare significa saper attendere, farlo con la gioia di un
possibile risultato positivo, ma nella consapevolezza di poter sbagliare. È
la non certezza su un evento, su un fatto, su un giudizio, che fa girare –
spesso positivamente – la costruzione di ciò che ruota attorno a quell’ipotesi.
Sperare si traduce nell’amore per il futuro e tutti hanno il sacrosanto diritto
di sperare.
STORIA
Una memoria, un ricordo scritto. Una trascrizione di qualcosa accaduto. Il rivivere attraverso una testimonianza un pezzo dell'esistenza impersonale del genere umano, del nostro pianeta; di ciò che è conosciuto. Non una materia, seppur troppo spesso servita a porzione. La storia è un diritto di conoscenza, un dovere verso i posteri, una responsabilità verso i contemporanei, un vaccino verso gli errori. La storia ha un potere; a volte viene strumentalizzata, altre dimenticata, raramente rivisitata. Rappresenta un frammento di ciò che siamo stati, un assaggio di quel che saremo.
USCIRE
Si esce sempre da qualcosa o da un luogo in cui non si sta bene. Basta pensare le sere d’inverno, mentre fuori piove e fa freddo, quando la voglia di uscire di casa diventa praticamente nulla, allora si sta. Anche quando stare significa soffrire, voler fare altro. D’estate, contrariamente, il caldo insopportabile ci porta ad uscire. In generale, anche nelle situazioni usciamo quando queste non ci stanno bene. Qualcuno potrebbe obiettare che a volte si esce per necessità, ma dopo tutto cos’è la necessità se non il senso di insoddisfazione che non riesce a farci stare dentro mentre fuori piove? E se dovesse piovere anche dentro? Meglio comunque avere un tetto malconcio, che una pioggia battente sopra la testa.
VOTO
Principale strumento di partecipazione. Votare è alla base della democrazia e strumento utile all’utilità di un sistema politico, qualsiasi esso sia. Il voto è l’unico elemento del processo elettorale che anche se singolo e anche dove limitato, da la possibilità al cittadino di essere parte di un qualcosa. È con il voto che si legittimano dei poteri, ma è sempre con il voto che si esprimono delle divergenze. È attraverso il voto che si certificano delle rivoluzioni. L’espressione di voto è talmente importante, che per questo dovrebbe essere libera e segreta. Un concetto tanto delicato quanto costantemente sotto attacco da nuove forme di autoritarismi extra politici che vedono la privacy e la riservatezza come un termine come un altro.