da www.26lettere.it Scritto da Simone Nardone |
Lunedì 17 Marzo 2014 13:12 |
La situazione in Crimea mette in evidenza come un “fatto” che avrebbe dovuto riguardare la sovranità popolare, rischia di tenere in parte il mondo con il fiato sospeso, ma soprattutto mette in luce un sistema dipoteri e di alleanze che tende a mutare.
In effetti, non si tratta di capire chi ha ragione e chi ha torto in una questione politico internazionale di questa portata, perché, come sempre accade quando viene deposto un potere, anche quando si è ipoteticamente “nel giusto”, non sempre vengono garantiti diritti o formule di garanzia proprie del diritto internazionale.
In quest’occasione, al contrario, la Crimea mette in luce il fatto che la Russia di Putin, sicuramente più di quella di Medvedv, vuole un ruolo di primaria importanza in uno scacchiere internazionale che tende sempre più ad escluderla da un ruolo di primo attore. Inutile continuare a parlare di interessi economici nella regione che fino a ieri era parte dell’Ucraina e che da oggi non si sa bene chi la riconosce di “proprietà” di chi. Da un lato è vero che la Crimea è una regione ricca, ma è più giusto sottolineare che si tratti di una zona strategica e che il tutto è un vero e proprio tentativo di esercitare un potere non di secondo piano verso il mondo occidentale, Usa in primis e Europa in secundis. Anche perché, secondo i calcoli fatti da alcuni esperti, l’annessione alla Russia da parte della regione ucraina costi alle casse di Mosca una cifra da capogiro, anche a seguito delle promesse economiche fatte da Putin alla vigilia di quella discutibile consultazione popolare.
Intanto gli equilibri cambiano. Perché se è vero che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha sancito il potere di veto della Russia sull’illegittimità del referendum crimeo, è altrettanto vero che la Cina si è astenuta, mostrando al mondo che l’alleanza salda con Mosca, anche se non vacilla non è neppure una carta in bianco da sottoscrivere ad ogni pretesa dei leader del Cremlino, soprattutto alla luce della forza di Pechino. Al contrario il fronte occidentale per quanto compatto mostra diverse sfaccettature. Gli americani devono fare i conti con gli strascichi del caso Datagate, che per quanto non sembrasse aver inficiato sui rapporti politici, mostra delle lievi frizioni di veduta e di posizioni soprattutto con Berlino. Infine c’è proprio l’Europa, con la Merkel che continua a giocare un ruolo egemone da leader del Paese più forte dell’area Euro, ma che deve fare i conti con un inaspettato asse Roma-Parigi che rischia di minare il terreno dei popolari, riaccreditando, a pochi mesi dalle elezioni europee il panorama dei socialisti e dei democratici che puntano a dare una sterzata alla linea economica soprattutto, ma anche di politica estera, dell’Unione.
Così, mentre il mondo rimane a guardare, la geopolitica anche se lievemente, o forse neppure così lievemente, tende a mutare.
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mercoledì 19 marzo 2014
Geopolitica che cambia
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