
Non voglio in questo post dire la mia sul referendum sulle
trivelle, perché ancora non ho deciso cosa andrò a votare il 17 aprile, ma di
una cosa sono sicuro, che entrerò nella cabina e dirò la mia. Sì, mi va di
dirlo con la franchezza che dovrebbe contraddistinguere qualsiasi cittadino che
viene chiamato alle urne. Lo dico perché credo che lo strumento del referendum
è un alto momento di democrazia, forse il più alto di quelli previsti dalla
carta costituzionale. Sicuramente il più alto di livello nazionale, perché lega
il singolo elettore ad un voto diretto su un provvedimento o una legge. Siamo
abituati a votare indirettamente o implicitamente per il governo, guardiamo da
spettatori l’elezione del Presidente della Repubblica, siamo stati addirittura
abituati a votare con un mandato in bianco ai partiti per la composizione di
Camera e Senato e sentir dire ancora, per l’ennesima volta, che può esserci una
“strategia dell’astensione” credo faccia rivoltare la memoria a più di qualche
padre costituente.